Il 20 settembre è iniziata la settimana per il clima, che terminerà venerdì 27 con il terzo sciopero globale per il clima, il #climatestrike. Queste sono giornate in cui l’emergenza climatica è (o dovrebbe!) stare sempre in prima pagina, per spiegare il problema che la nostra e le future generazioni sono costrette ad affrontare, ma soprattutto per mettere in campo, finalmente, le soluzioni.
La partecipazione collettiva è davvero importante, non solo per diffondere sapere e consapevolezza, ma anche per trasmettere a chi prende decisioni strategiche (governanti, politici e istituzioni) la nostra volontà di voler scegliere un futuro migliore, nel rispetto dell’ambiente e della vita. Ma come si fa a chiedere che inizi davvero un’era fatta di soluzioni in linea con gli equilibri del Pianeta? Come si fa a chiedere che i prossimi anni sia difesa la giustizia climatica per tutti? Come si fa a chiedere che lo sviluppo sia consapevole del valore delle risorse, delle economie, della sanità? E che non ci siano popolazioni costrette a diventare migranti climatici?
Il senso di urgenza in politica è determinato unicamente dalla richiesta degli elettori. E oggi, per la prima volta, la pressione sulla politica da parte della società civile è molto alta sul tema del cambiamento climatico. I governanti non possono più far finta di niente: la richiesta di ascoltare ciò che dice la scienza non può più essere elusa, i limiti di innalzamento delle temperature globali consigliati a gran voce dalla comunità scientifica internazionale dovranno essere presi in considerazione e rispettati.
Tra le modalità in cui possiamo chiedere che vengano fatte delle scelte per la lotta al riscaldamento globale c’è lo sciopero per strada, la presa di posizione. Ci sono numerosi eventi in programma, in quasi tutte le città del mondo, d’Europa e d’Italia. Sui siti https://globalclimatestrike.net/ – https://strikewithus.org/ – https://www.fridaysforfutureitalia.it ci sono le mappe e le informazioni necessarie alla partecipazione.
Anche internet e i social network possono aiutare a rivoluzionare le nostre abitudini e le nostre scelte. I social network sono un mezzo perfetto per poter condividere velocemente informazioni (facendo attenzione che le fonti siano attendibili) e per coinvolgere amici e conoscenti nello sciopero. Proprio in questi giorni sta diventando virale la campagna #siamotuttigretini promossa dall’Italian Climate Network contro gli insulti e l’antiscienza del negazionismo climatico e a sostegno della mobilitazione globale per contrastare i cambiamenti climatici e affrontare le emergenze ambientali del nostro Pianeta.
In caso di possibilità, lo sciopero richiede un’interruzione delle attività quotidiane per investire tempo in ciò in cui si crede: in questo caso la posta in gioco è alta, il futuro, la giustizia, la salute e i principi di equità intergenerazionale. Tutti questi diritti non possono aspettare!
Parlare di clima e chiedere che se ne parli è fondamentale: in casa, al lavoro, a scuola, l’informazione e l’educazione restano gli strumenti più importanti che abbiamo per poter prendere le proprie decisioni.
Se è vero che un accordo e un vincolo internazionale può avere un peso enorme sulle sorti del Pianeta, è altrettanto vero che anche le iniziative dal basso possono fare la differenza. Grandi e piccole azione (dalla filiera corta alla lotta allo spreco) se numerose, possono avvicinare le nostre società agli obiettivi dello sviluppo sostenibile. Dal basso deve partire anche la richiesta che le Agende di governo per lo sviluppo sostenibile diventino obiettivi trasversali rispetto alle forze politiche in campo, con traguardi definiti e misurabili, da portare avanti con costanza e determinazione.
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