Il cambiamento climatico comporta rischi fisici, cioè rischi di danni materiali, alle strutture e agli individui colpiti da eventi naturali avversi: questi possono essere eventi meteorologici estremi, come tornado, uragani, alluvioni, ondate di calore e di freddo, incendi e siccità, o eventi cronici, come scarsità d’acqua, perdita di produttività dei suoli, variazioni delle temperature medie. Le assicurazioni possono essere uno strumento di risposta ai rischi dovuti al cambiamento climatico e le compagnie assicurative si stanno finalmente rendendo conto di questa esigenza ed opportunità, introducendo polizze e pacchetti totalmente nuovi. Possono questi essere in grado di aiutarci?
I dati raccolti dalla compagnia assicurativa Munich Re riportano danni da eventi meteorologici, idrologici o climatici estremi pari a 357 miliardi di dollari nel mondo negli anni 1980-1988, mentre per gli anni 2010-2018 mostrano un totale di 1417 miliardi di danni. Tale crescita deve essere attribuita in parte alla crescente esposizione agli eventi stessi, dovuta semplicemente al crescente valore degli asset esposti, ma anche all’aumento di frequenza ed intensità degli eventi citati: incremento da attribuire al cambiamento climatico. Le precipitazioni medie annue in Italia, ad esempio, sono diminuite del 15% dagli anni ‘60/’70, portando il 21% del territorio a rischio siccità, e le ondate di caldo o freddo estremo sono triplicate dagli anni ‘80. Non solo, questi eventi sono destinati ad essere sempre più distruttivi in futuro: i cicloni tropicali (gli uragani che colpiscono la costa est degli USA) aumenteranno di intensità fino al 10% per uno scenario di crescita delle temperature medie globali di soli 2°C.
Tali tendenze stanno obbligando le compagnie assicurative a cambiare totalmente il loro approccio:
È quindi necessario per le compagnie assicurative far fronte a questi cambiamenti radicali. Alcune di esse lo hanno già fatto introducendo un nuovo tipo di polizza: le assicurazioni parametriche.
Tali contratti assicurativi prevedono l’erogazione dell’indennizzo al superamento di un predeterminato valore di un indice di riferimento, calcolato da terzi, consistente in genere in un dato meteorologico.
Ad esempio, è possibile assicurare un’azienda agricola contro il rischio di siccità: quando le precipitazioni cumulate misurate da un pluviometro in prossimità dell’azienda in un determinato periodo di tempo scendono sotto una certa soglia, l’assicurazione fornirà all’azienda automaticamente un risarcimento proporzionale alla riduzione delle precipitazioni stesse.
Ancora, è possibile assicurare una zona boschiva contro il pericolo di incendi, monitorando gli ettari bruciati grazie alle misurazioni di un satellite e risarcendo in base a questi dati, senza bisogno di alcun perito sul posto. Una città può ottenere risarcimenti contro il rischio da alluvioni qualora i mm di pioggia caduti, ad esempio, in un mese superassero una certa soglia. Un aeroporto può assicurarsi per i possibili danni dovuti al passaggio di uragani: sarà erogato in indennizzo proporzionale alla distanza uragano-aeroporto monitorata da satellite.
Per poter risolvere i due problemi elencati sopra le assicurazioni stanno di fatto sfruttando le potenzialità dei dati meteorologici:
Ci sono però altri grandi vantaggi che potrebbero discendere dal diffondersi di questa modalità assicurativa, vantaggi che non riguardano le compagnie assicurative, ma piuttosto le comunità, gli individui e le aziende assicurate.
Di fatto l’assicurazione parametrica, insieme ai dati meteo-climatici, costituisce un importante strumento per la promozione dell’adattamento al rischio climatico, testimoniando come la resilienza convenga a tutte le parti in gioco. È importante rendersene conto il prima possibile, perché solamente uniti possiamo affrontare i cambiamenti climatici con successo.
Prima pubblicazione per IconaClima.it il 14/03/2020 a cura di Elisa Terenghi
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