Nel 2022 le multinazionali del petrolio hanno raggiunto profitti mai visti prima, “merito” della guerra in Ucraina a seguito dell’invasione russa e degli aumenti dei prezzi dell’energia. I dati sono impressionanti: i profitti di Shell hanno raggiunto i 39,9 miliardi di dollari, il doppio dell’anno precedente, i più alti dei suoi 115 anni di storia e più del suo precedente record di 31 miliardi di dollari del 2008.
La maggior parte dei guadagni di Shell proviene dal suo business nel settore del gas, che ha beneficiato dell’aumento dei prezzi dell’energia a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina.
L’amministratore delegato di Shell, Wael Sawan, ha affermato che i risultati “dimostrano la forza del portafoglio differenziato di Shell” e la capacità dell’azienda di fornire energia “nonostante le incertezze”.
Il gruppo americano ExxonMobil ha avuto utili record pari a 55,7 miliardi, il doppio del 2021, mentre Bp, nei tre mesi da luglio a settembre, ha più che raddoppiato a 8,2 miliardi gli utili dello stesso periodo dell’anno precedente.
Il 2022 vede così i migliori risultati di sempre per i colossi del petrolio, un risultato paradossale e beffardo data la situazione di una crisi climatica senza precedenti che vede, secondo tutta la comunità scientifica, l’unico spiraglio di uscita nell’abbandono dei fossili.
Un comunicato della Casa Bianca ha definito “oltraggioso che la Exxon abbia registrato un nuovo record di profitti per le compagnie petrolifere occidentali dopo che il popolo americano è stato costretto a pagare prezzi così alti alla pompa durante l’invasione di Putin”.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha affermato: “le compagnie petrolifere globali segnalano il 2022 come l’anno più redditizio della loro storia. Nel frattempo, il pianeta continua a bruciare mentre i budget delle famiglie si riducono. Dobbiamo cambiare rotta. L’unica direzione credibile da prendere è lontano dai combustibili fossili e verso le energie rinnovabili”.
Nel frattempo attivisti di Greenpeace hanno occupato una piattaforma petrolifera di Shell, chiedendo lo stop alle trivellazioni. Quattro attiviste e attivisti provenienti da diversi Paesi sono saliti a bordo della White Marlin, una nave da carico che trasporta una piattaforma di stoccaggio e scarico di Shell. La piattaforma fa parte dell’infrastruttura di produzione che dovrebbe consentire al colosso petrolifero di sbloccare otto nuovi pozzi nel giacimento di petrolio e gas Penguins North Sea. Gli attivisti hanno portato con sé rifornimenti sufficienti per occupare la piattaforma per diversi giorni e hanno dispiegato uno striscione con il messaggio: “Basta trivellare. Iniziate a pagare”.
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