Hanno preso il via oggi, 31 maggio, i negoziati sul clima in vista della COP26 in programma tra meno di sei mesi a Glasgow. Questi negoziati intermedi si sarebbero dovuti tenere a Bonn e invece si svolgeranno esclusivamente on-line fino al 17 giugno.
Si tratta di un momento chiave nella preparazione del summit delle Nazioni Unite sul clima che sarà invece in presenza. Durante queste tre settimane le sessioni saranno organizzate con riunioni a tutte le ore, prima dell’alba, nel pomeriggio o a tarda notte, a seconda dei diversi fusi orari delle varie nazioni. I colloqui intermedi, che di solito si svolgono in due settimane, sono stati estesi per un’altra settimana, perché modulandosi su fusi orari diversi comporteranno giornate lavorative più brevi.
“È tempo di concludere i negoziati in sospeso e di attuare l’Accordo di Parigi”, ha affermato Patricia Espinosa, Segretario Esecutivo dell’ONU per il cambiamento climatico”.
Sarà un momento estremamente importante in cui le varie istanze nazionali dovranno trovare un primo punto di equilibrio e da cui dipende la riuscita della COP26 del prossimo novembre.
I negoziati si concentreranno sulla risoluzione di alcune delle questioni rimaste in sospeso dopo l’accordo di Parigi del 2015. Uno dei tempi più importanti sul tavolo riguarda i mercati internazionali del carbonio (articolo 6 dell’accordo di Parigi). Di cosa si tratta? L’Articolo 6 è stato introdotto per aiutare i Paesi a ridurre in modo efficace le emissioni di gas serra, che vengono comunicate alle Nazioni Unite ogni cinque anni.
Se un Paese non dovesse raggiungere per qualsiasi motivo i propri obiettivi sulla riduzione dei gas serra, può acquistare la differenza mancante delle riduzioni di emissioni attraverso l’uso di “risultati di mitigazione” internazionali generati altrove. Questa operazione era già presente nel protocollo di Kyoto e permetteva che i paesi più industrializzati potessero compensare le proprie emissioni comprando dei crediti di carbonio dai Paesi in via di sviluppo.
Un aspetto che sta suscitando polemiche in queste ore riguarda la modalità on-line dei negoziati, scelta a causa della pandemia in atto. Secondo alcuni questa tipologia di incontro “azzittirebbe” i Paesi più poveri a causa della loro difficoltà di accesso a una buona connessione internet.
Il Segretariato delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici ha dichiarato che fornirà supporto per “assicurare la piena ed effettiva partecipazione, in modo equo e inclusivo” dei governi e dei gruppi della società civile.
Nei giorni scorsi il presidente della COP26, Alok Sharma, ha affermato che il 2021 è stato “un anno cruciale per le persone e il pianeta. Cogliere questa occasione richiede un’azione urgente ora, riconoscendo che il tempo non è dalla nostra parte”.
Anche l’inviato statunitense per il clima John Kerry ha definito la COP26 di Glasgow come “l’ultima possibilità” per mantenere il riscaldamento globale a 1,5 gradi, l’obiettivo dell’accordo di Parigi del 2015.
Anche su YouTube si possono seguire i negoziati in diretta.
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