Gli alberi abbattuti dalla tempesta Vaia che ha devastato le Dolomiti alla fine dello scorso ottobre sono tornati a vita nuova nel Teatro Greco di Siracusa. E’ in scena proprio in questi giorni, fino al 23 giugno, la tragedia di Euripide “Le Troiane” con la regia di Muriel Mayette-Holtz per la 55esima stagione teatrale prodotta da Fondazione INDA – Istituto Nazionale Dramma Antico. Il progetto scenico è firmato da Stefano Boeri Architetti e rappresenta un commovente tentativo di riportare in vita quelle piante, abbattute dalla forza dei venti tempestosi. In quella notte di fine ottobre 41.000 ettari di boschi e 8,6 milioni di m3 di legname furono abbattuti da raffiche che sfiorarono i 200 km/h sulle Prealpi Carniche. I 192 km/h registrati sul Monte Cesen a 1552 metri di quota sulle Prealpi Trevigiane rappresentano la raffica di vento più intensa mai registrata in 25 anni dalla rete di misura ARPA Veneto.
Stefano Boeri, il padre del Bosco Verticale di Milano, quando ha ricevuto la proposta di immaginare le scenografie per le Troiane ha subito pensato di “di portare in scena un Paesaggio, piuttosto che una scenografia teatrale. Camminando sugli spalti di pietra del teatro- afferma Boeri sul suo sito- e guardando il bosco di cipressi e pini mediterranei che fa da sfondo al palcoscenico, ho subito pensato all’immagine spettacolare e terribile delle migliaia di alberi deposti dalla furia del vento sui monti della Carnia nello scorso ottobre”.
(Video Youtube- Stefano Boeri Architetti)
La scenografia è stata realizzata con la collaborazione di Muriel Mayette – Holtz, e il suo team, e con l’assistenza di Anastasia Kucherova. E così la vicenda di quegli alberi entra in una storia lunga 2500 anni. Una tragedia recente diventa la scena della Tragedia greca, nello splendore di pietra dell’antico Teatro. “Abbiamo deciso di dare per un’ultima volta a quelle piante morte il diritto ad essere presenti- afferma ancora Boeri- erette, ancora nobili entro la geometria classica del palcoscenico del Teatro Greco, poste di fronte ad un doppio pubblico: quello degli umani sulle gradinate e quello degli alberi dietro al palco.”
Dopo la vita restituita grazie alla scenografia, gli alberi percorreranno un’altra vicenda umana e saranno destinati alle sapienti mani dei falegnami siciliani.
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