L’Organizzazione Meteorologica Mondiale ha analizzato i segnali relativi al 2019 che ci rivelano come il clima stia cambiando. Il risultato è un rapporto molto approfondito che fa luce anche sull’impatto degli eventi legati a meteo e clima sullo sviluppo socio-economico, sulla salute umana, sulle migrazioni, sulla sicurezza alimentare e sugli ecosistemi.
Le notizie non sono buone, c’era da aspettarselo: l’WMO (World Meteorological Organization) ha confermato quanto emerso dalle prime analisi dei dati raccolti a fine anno: il 2019 è stato il secondo anno più caldo dall’inizio delle misurazioni. Le notizie più allarmanti per quanto riguarda l’aumento delle temperature sono quelle che evidenziano come questa tendenza abbia subito una brusca accelerazione: il decennio più caldo registrato è quello del 2010-2019 e tutti i cinque anni più caldi sono stati tra il 2015 e il 2019.
Nel 2019 abbiamo vissuto con una temperatura che, a livello globale, è stata di 1,1°C più elevata rispetto ai livelli preindustriali. «Attualmente – ha avvertito il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres – non siamo in grado di raggiungere gli obiettivi di 1,5°C o di 2°C prefissati dagli Accordi di Parigi».
Il rapporto, ha sottolineato Guterres, mostra chiaramente «l’urgenza di un’azione climatica di vasta portata. Riunisce dati che provengono da tutti i rami della scienza del clima, ed elenca i potenziali impatti futuri dei cambiamenti climatici, dalle conseguenze sulla salute e sull’economia alla riduzione della sicurezza alimentare e all’aumento degli sfollamenti».
Nel 2018 le emissioni hanno raggiunto nuovi massimi e secondo i dati preliminari la concentrazione di gas serra nell’atmosfera ha continuato ad aumentare nel corso del 2019. Secondo una proiezione preliminare delle emissioni globale di CO2 fossile basata sui primi tre trimestri dello scorso anno suggerisce che le emissioni sarebbero aumentate dello 0,6% circa.
Oltre il 90% dell’energia in eccesso che si accumula nel sistema climatico a seguito di maggiori concentrazioni di gas serra finisce nell’oceano. Nel 2019, il contenuto di calore dell’oceano fino a una profondità di 2 chilometri ha superato i massimi precedenti registrati nel 2018. Le conseguenze sono molto serie.
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Nel 2019 si conferma il continuo declino del ghiaccio marino artico. L’estensione media mensile di settembre, che normalmente è la più bassa dell’anno, è stata la terza più bassa mai registrata. Negli ultimi 13 anni la calotta glaciale della Groenlandia ha registrato nove dei dieci anno con il bilancio di massa superficiale più bassi. Mentre tra il 2002 e il 2016 si perdevano circa 260 Gt di ghiaccio all’anno, nel 2019 la perdita di ghiaccio in Groenlandia è stata di 329 Gt.
Per quanto riguarda i ghiacciai, i risultati preliminari del World Glacier Monitoring Service indicano che il 2018/19 è stato il 32° anno consecutivo di bilancio di massa negativo per i ghiacciai di riferimento selezionati. Dal 2010 sono stati registrati otto dei dieci anni di bilancio di massa più negativi.
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