È stato pubblicato oggi il rapporto sullo stato dell’azione per il clima, che offre una visione d’insieme su come sta procedendo la nostra lotta contro la crisi climatica, analizzando le mosse dei governi del mondo e dei principali settori dell’economia. Le notizie non sono buone: siamo in ritardo praticamente in ogni campo.
Lo State of Climate Action 2023 offre la tabella di marcia più completa al mondo su come colmare il divario globale nell’azione per il clima in tutti i settori. La speranza degli esperti è che possa essere di supporto in occasione del Global Stocktake della COP28, la prossima conferenza ONU sui cambiamenti climatici, quando i leader del mondo saranno chiamati a fare un bilancio dell’azione per il clima analizzando gli impegni presi e le misure messe in atto per rispettarli.
Quel che è certo è che, finora, non stiamo facendo abbastanza.
Gli sforzi per limitare l’aumento della temperatura media globale a 1.5°C rispetto ai livelli preindustriali stanno fallendo a tutti i livelli, avvertono gli esperti. A eccezione solo delle vendite di auto e veicoli elettrici, «i progressi compiuti su tutti gli indicatori sono significativamente indietro rispetto al ritmo e alla portata necessari per affrontare la crisi climatica».
«In un anno in cui il cambiamento climatico ha scatenato il caos in tutto il mondo, è chiaro che gli sforzi globali per ridurre le emissioni stanno fallendo», avverte Louise Jeffery del NewClimate Institute, tra i principali autori del rapporto.
«L’1,5°C è ancora raggiungibile, ma abbiamo urgentemente bisogno di un cambiamento radicale nell’azione per il clima».
Per evitare l’intensificazione degli impatti climatici, riducendo al minimo i danni alla biodiversità e alla sicurezza alimentare, il rapporto individua alcuni obiettivi per il 2030 e il 2050, allineati con gli impegni presi con l’Accordo di Parigi. Questi obiettivi abbracciano settori che rappresentano circa l’85% delle emissioni globali di gas serra – tra cui energia, edilizia, industria, trasporti, foreste e territorio, cibo e agricoltura – e si concentrano anche sull’incremento delle tecnologie di rimozione del carbonio e dei finanziamenti per il clima.
«Gli sforzi globali per limitare il riscaldamento a 1,5°C sono nella migliore delle ipotesi poco brillanti. Nonostante decenni di terribili avvertimenti e campanelli d’allarme, i nostri leader non sono riusciti in gran parte a mobilitare un’azione per il clima vicina al ritmo e alla portata necessari», ha affermato la ricercatrice Sophie Boehm, del World Resources Institute, autrice principale del rapporto. «Questi ritardi ci lasciano con pochissime strade per garantire un futuro vivibile per tutti. Non c’è più tempo per ritocchi marginali. Abbiamo invece bisogno di cambiamenti immediati e trasformativi in ogni singolo settore in questo decennio».
Dei 42 indicatori valutati, solo uno – la quota di veicoli elettrici nelle vendite di autovetture – è sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo del 2030. Degli altri 41 indicatori:
«Sta diventando sempre più chiaro e urgente correggere la rotta sul clima» ha affermato Ani Dasgupta, Presidente e CEO del World Resources Institute. «Sarà necessaria un’azione drastica da parte di tutti noi – governi, aziende, città – per abbracciare il cambiamento sistemico necessario per creare un futuro vivibile e prospero per le persone, la natura e il clima».
Realizzare rapide trasformazioni in tutti i settori per raggiungere gli obiettivi climatici globali richiederà un’enorme accelerazione nell’azione per il clima in questo decennio.
Tra gli interventi più urgenti da mettere in atto, il rapporto indica:
Tra gli aspetti più preoccupanti evidenziati dal rapporto, troviamo alcuni indicatori che non solo non stanno migliorando, ma nell’ultimo periodo hanno addirittura fatto registrare una tendenza al peggioramento. Tra questi troviamo i finanziamenti pubblici per i combustibili fossili.
«Qualcosa non quadra», osserva Claire Fyson, una delle autrici principali del rapporto e co-responsabile del team politico di Climate Analytics. «I mercati dell’energia pulita sono in crescita: i governi di tutto il mondo dovrebbero intervenire. Eppure continuano a utilizzare fondi e sussidi pubblici per mantenere il nostro passato fossile. Raggiungere i nostri obiettivi climatici significa chiudere con l’energia a carbone sette volte più velocemente e con l’energia a gas più di dieci volte più velocemente di oggi. È assurdo continuare a investire di più in entrambi. Alla COP28, i governi dovrebbero concordare un’equa e rapida eliminazione dei combustibili fossili».
«Questi risultati sullo stato dell’azione per il clima arrivano in un momento cruciale», ha affermato Razan Al Mubarak, esperta di alto livello delle Nazioni Unite per la COP28. «Quest’anno, mentre il primo Global Stocktake previsto dall’Accordo di Parigi culmina alla COP28, i leader mondiali devono riconoscere i progressi insufficienti fino ad oggi e tracciare un percorso da seguire che si basi sui successi che stiamo vedendo. Questo momento dovrebbe servire da trampolino di lancio per azioni accelerate».
È possibile consultare il rapporto, in inglese, a questo link.
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