Utilizziamo troppo fosforo in modo inefficiente, e le conseguenze sono serie per il clima, per l’ambiente e per la sicurezza alimentare nel mondo.
L’uso eccessivo del fosforo contribuisce infatti alla crisi climatica a causa delle emissioni di metano, un gas serra molto potente. Allo stesso tempo, i fertilizzanti fosfatici utilizzati nei campi inquinano i terreni e le acque che poi raggiungono i fiumi, i laghi e i mari, provocando fioriture eccezionali di alghe che rappresentano gravi minacce per la sopravvivenza delle piante acquatiche selvatiche e dei pesci.
Il terzo pericolo minaccia seriamente la produzione alimentare globale, già alle prese con i rischi sempre più gravi legati alla crisi climatica ed ecologica in atto. Il fosforo rappresenta infatti una risorsa limitata, e utilizzarlo con abbondanza e inefficienza com’è stato fatto finora potrebbe provocare carenze di fertilizzanti tali da compromettere la produzione alimentare nel mondo.
Si stima che ogni anno, nel mondo, vengano vendute circa 50 milioni di tonnellate di fertilizzanti fosfatici: forniture che svolgono un ruolo cruciale nel nutrire gli 8 miliardi di abitanti del pianeta. Tuttavia, giacimenti significativi di fosforo si trovano solo in pochi paesi: il Marocco e il Sahara occidentale ne hanno la quantità maggiore, in Cina c’è il secondo deposito più grande e in Algeria il terzo. Ma la tensione sulle scorte è sempre più alta, e gli esperti temono che, di questo passo, le forniture siano destinate a diminuire.
«Abbiamo raggiunto un punto di svolta critico», ha detto al Guardian il professor Phil Haygarth della Lancaster University. «Potremmo essere in grado di tornare indietro, ma dobbiamo davvero rimetterci in sesto ed essere molto più intelligenti nel modo in cui utilizziamo il fosforo. Se non lo facciamo, dovremo affrontare una calamità che abbiamo rinominato fosfogheddon».
Oltre a un utilizzo più efficiente e responsabile del fosforo, una possibile soluzione può essere quella di riciclare il materiale che viene utilizzato per fertilizzare i campi, recuperandolo dalle acque di scarico e dai fanghi di depurazione. Un metodo che potrebbe anche salvaguardare gli ecosistemi e gli habitat dall’inquinamento legato al fosforo.