Il 7 ottobre si celebra la giornata mondiale del cotone: la ricorrenza è stata voluta dalle Nazioni Unite nel quadro dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.
La proclamazione della Giornata Mondiale del Cotone mira a contribuire ad accrescere la consapevolezza della comunità internazionale relativa all’importanza del contributo che un’industria sostenibile del cotone può dare al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030, spiega l’ONU. E sottolinea quanto questo prodotto sia stato importante nella storia e ricopra ancora oggi un «ruolo vitale» in molte nazioni.
Fondamentale per la sussistenza di molte persone, centrale nella storia e nelle tradizioni di diverse comunità, anche il cotone dovrà far fronte alle minacce della crisi climatica.
È quanto emerge da uno studio che è stato pubblicato nel giugno scorso ed è stato realizzato da Cotton 2040, un’iniziativa di Forum For The Future che mira a «creare un’industria del cotone resiliente in un mondo sempre più sconvolto dal clima».
Il rapporto afferma che nei prossimi anni le regioni del mondo che producono cotone saranno soggette a sempre maggiori stress dovuti alla crisi climatica. L’analisi si è focalizzata in particolare sulle aree più a rischio, ovvero quelle in cui viene coltivato il cotone lungo il Nilo e nelle regioni dell’ovest e del sud dell’Asia, dove le coltivazioni solo localizzate soprattutto nel sud-est dell’Iraq, nelle zone centrali dell’Iran, nell’Afghanistan meridionale e nei settori sud del Pakistan.
I ricercatori spiegano che le minacce arrivano specialmente dall’aumento del caldo, dalla scarsità d’acqua e dal rischio di incendi e alluvioni.
Il rapporto avverte che i rischi non sono legati solo alla produzione del cotone, ma anche alla salute di chi lavora nel settore. L’aumento delle temperature e la siccità comporteranno inoltre una crescita della richiesta di acqua che sarà parallela alla richiesta dovuta all’aumento della popolazione, all’urbanizzazione e ai consumi necessarie alle altre colture.
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