Per poter frenare l’aumento delle temperature globali bisogna che ogni settore economico, ogni attore statale e non, riesca a ridurre le emissioni delle proprie attività. Negli ultimi anni molte aziende hanno fatto delle promesse di “Net Zero”, fissando degli obiettivi volontari in quello che hanno ritenuto essere un percorso per ridurre le emissioni derivanti dal loro operato. Promesse ammirabili, ma in assenza di una regolamentazione, si trattava spesso di impegni non allineati con la scienza, o così poco dettagliati per essere credibili, e che utilizzano termini poco consistenti. Questi impegni verso il raggiungimento delle “emissioni zero”, senza chiari riferimenti e senza un chiaro significato, hanno tolto di significato ad un processo fondamentale per la lotta alla crisi climatica, virando in operazioni di greenwashing, lesive di ogni altro possibile progresso fatto.
Per questo motivo, il gruppo di esperti di alto livello delle Nazioni Unite ha voluto fare chiarezza su cosa comporti il taglio delle emissioni e come combattere il greenwashing per gli attori non statali. Chi fa promesse di “net zero” deboli, insipide, poco chiare, chi fa greenwashing, a tutti gli effetti mette a rischio il raggiungimento degli obiettivi climatici, e per questo motivo si sente l’esigenza di una regolamentazione, di una maggiore integrità, trasparenza e senso di responsabilità nelle dichiarazioni per emissioni zero.
Dopo 7 mesi di lavoro, il gruppo di 17 esperti scelto dal Segretario Generale dell’ONU ha stilato una lista di 10 raccomandazioni utili che seguono criteri chiari. “Si tratta di tagliare le emissioni, non prendere scorciatoie” – ha commentato Catherine McKenna, capo del gruppo di esperti dell’ONU ed ex ministro canadese per l’Ambiente e il Cambiamento Climatico. “Adesso il Pianeta non può più permettersi ritardi, scuse o altro greenwashing“.
Innanzitutto, gli esperti si aspettano che gli attori in questione si impegnino nel ridurre immediatamente le emissioni lungo tutta la catena del valore, seguendo obiettivi a breve, medio e lungo termine basati su dati scientifici. La transizione deve avvenire attraverso un piano dettagliato della riduzione delle emissioni e delle spese di capitale.
Per impedire una rendicontazione disonesta e ogni altra azione volta a mascherare o impedire una profonda decarbonizzazione, gli attori non statali dovrebbero rendere conto pubblicamente dei progressi fatti con dati e informazioni verificate e confrontabili. Gli esperti suggeriscono di seguire delle regole che impediscano ogni tipo di greenwashing, quali:
Nel documento si sottolinea che l’importanza di creare una base comune e impedire il greenwashing passa da una regolamentazione del processo, e quindi un allontanamento dalle iniziative volontarie. Questo ovviamente vale soprattutto per le grandi compagnie e istituzioni finanziarie, i grandi attori non statali.
L’azienda o l’istituto che intende raggiungere emissioni zero dovrebbe quindi rendere questo impegno pubblico, indicando nel dettaglio il piano che intende seguire e gli obiettivi intermedi che si impegna a raggiungere ad esempio entro il 2025, il 2030, il 2035. Il piano deve essere in linea con le strategie di riduzione delle emissioni individuate da IPCC e IEA per ridurre il riscaldamento globale entro la soglia degli 1,5 gradi.
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