Gli attuali sforzi di conservazione sono insufficienti per proteggere gli ecosistemi e la fauna dell’Antartide. Lo rivela un nuovo studio pubblicato di recente sulla rivista PLOS Biology. Secondo gli scienziati il 65% delle piante e della fauna selvatica del continente potrebbe sparire entro il 2100. Si tratta della prima valutazione completa a livello continentale di quanto siano vulnerabili le specie antartiche alle minacce del cambiamento climatico e i risultati sono sconvolgenti.
La specie più vulnerabile è il pinguino imperatore (Aptenodytes forsteri), l’unica analizzata nello studio che potrebbe estinguersi entro il 2100.
Nell’ottobre 2022, il servizio statunitense per la pesca e la fauna selvatica ha indicato i pinguini imperatore come specie minacciate ai sensi dell’Endangered Species Act, con un calo tra 26% e il 47% della sua popolazione entro il 2050.
Il pinguino imperatore è fondamentale per la catena alimentare antartica. Controlla le popolazioni di piccoli pesci e crostacei ed è una fonte di cibo essenziale per i predatori superiori come le orche assassine e le foche leopardo. Il suo guano, inoltre, fornisce nutrienti essenziali all’ecosistema terrestre e lo aiuta a prosperare.
In Antartide non tutte le specie diminuiranno e alcune dovrebbero addirittura beneficiare dei cambiamenti climatici, almeno inizialmente, come due piante autoctone antartiche (Colobanthus quitensis e Deschampsia antarctica) e il pinguino Gentoo.
L’isolamento geografico dell’Antartide ha a lungo protetto il continente dai peggiori impatti della crisi climatica e da altri disastri ambientali che stanno colpendo il resto del mondo, come incendi, inondazioni e siccità. Gli scienziati, invece, stanno osservando cambiamenti significativi nella sua controparte settentrionale, l’Artico, che si sta riscaldando quattro volte più velocemente del resto del pianeta.
Ma gli impatti del cambiamento climatico stanno iniziando ad emergere anche nel Continente. Dati recenti, ad esempio, suggeriscono che il ghiaccio marino dell’Antartide sta diminuendo più rapidamente rispetto a decenni prima.
Lo studio dimostra che la scomparsa del ghiaccio marino minaccia diverse specie di uccelli, come i pinguini imperatori e di Adelia, che si affidano al ghiaccio da aprile a dicembre per nidificare. Se il ghiaccio si scioglie prima o si congela più avanti rispetto alla norma a causa dell’aumento delle temperature, i pinguini faticano a completare il loro ciclo riproduttivo.
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