Siccità e piogge estreme provocate dai cambiamenti climatici, a loro volta causati dall’uomo, avranno effetti devastanti. L’allarme arriva dall’Ipcc, Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico fondato dall’Onu nel 1988, che oggi ha presentato il rapporto Cambiamento climatico e territorio.
Secondo quanto emerge dal report, saranno soprattutto le popolazioni più povere di Africa e Asia a pagare gli effetti disastrosi dei cambiamenti climatici, ma anche l’area del Mediterraneo è ad alto rischio di desertificazione e incendi.
Il rapporto è stato realizzato da 66 ricercatori provenienti da tutto il mondo, tra i quali l’italiana Angela Morelli. Secondo gli scienziati, anche un aumento di temperatura pari ad “appena” 1,5 gradi, ossia l’obiettivo più ambizioso fissato dall’Accordo di Parigi, sarebbero alti i rischi di scarsità di acqua, incendi, degrado del permafrost e instabilità nella fornitura di cibo. Ma se si raggiungerà o si supererà la quota dei 2 gradi, obiettivo minimo dell’Accordo di Parigi, allora i rischi saranno «molto alti», avvertono gli esperti.
L’aumento delle temperature porta con sé un aumento di frequenza, intensità e durata degli eventi legati al caldo, come le ondate di calore, che secondo lo studio continueranno a crescere nei prossimi anni. La siccità sarà sempre più grave, e allo stesso tempo aumenteranno gli eventi atmosferici estremi, come i nubifragi, che pure hanno effetti disastrosi sulla produzione di cibo. Oltre agli eventi atmosferici estremi, anche l’aumento dei livelli di CO2 potranno abbassare le qualità nutritive dei raccolti, avvertono gli scienziati.
Le zone più vulnerabili saranno quelle tropicali e subtropicali: si prevede che in Asia e Africa si registri il maggior numero di persone colpite dalla desertificazioni. Nella nostra zona, quella del Mediterraneo, come anche in Nord e Sud America, nell’Africa meridionale e nell’Asia centrale osserveremo un preoccupante aumento degli incendi.
Anche il fenomeno delle migrazioni subirà gli effetti dei cambiamenti climatici, sia all’interno dei Paesi che tra nazioni diverse.
Gli esperti dell’Ipcc hanno indicato gli strumenti utili a ridurre le emissioni di gas serra, e di conseguenza contrastare i cambiamenti climatici, attraverso la gestione del territorio: si tratta di puntare su:
Secondo lo studio alcune misure hanno un impatto immediato, mentre altre richiedono decenni per ottenere risultati. Sono immediatamente efficaci la conservazione degli ecosistemi che catturano grandi quantità di carbonio, come le paludi, le zone umide, i pascoli, le mangrovie e le foreste. Nelle grandi aree verdi, piante e alberi catturano l’anidride carbonica dell’atmosfera e la conservano in tronchi e foglie. Questi in seguito si decompongono a terra e lasciano la CO2 imprigionata nel terreno (il cosiddetto carbonio organico nel suolo). Sono invece misure di lungo periodo la forestazione e riforestazione, il ripristino di ecosistemi ad alta cattura di carbonio, le attività agroforestali, il ripristino dei suoli degradati.
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