Clima

I migranti climatici devono essere riconosciuti come rifugiati?

Secondo la Banca Mondiale entro il 2050 ci saranno altri 143 milioni di migranti climatici

È ormai noto il fenomeno dei migranti climatici, costretti ad abbandonare la propria zona di origine per gli effetti dei cambiamenti climatici: si tratta di un fenomeno già in atto, e destinato a crescere nel corso degli anni, al punto che secondo un rapporto pubblicato dalla Banca mondiale entro il 2050 l’emergenza del clima costringerà a migrare altri 143 milioni di persone. Persone a cui, al momento, non viene riconosciuto lo stato di rifugiati, perché ancora non esiste una normativa volta a garantire loro la possibilità di cercare condizioni di vita migliori e più sicure migrando.

Una situazione di stallo che potrebbe sbloccarsi a breve: il Comitato Onu per i diritti umani si trova ad affrontare il caso di un cittadino indonesiano che si è trasferito in Nuova Zelanda e adesso lotta per vedere riconosciuto il suo status di migrante climatico. L’uomo è Ioane Teitiota e viene da Kiribati, arcipelago indonesiano duramente colpito dagli effetti dei cambiamenti climatici. Di fronte alla Corte, Teitiota ha detto che il riscaldamento globale ha provocato un grave innalzamento del livello del mare, che ha avuto conseguenze così disastrose da mettere in pericolo il suo diritto alla vita, insieme a quello della sua famiglia. È diminuita l’acqua potabile, resa più scarsa e contaminata per il contatto con quella del mare; i tentativi di costruire barriere artificiali per contrastare l’innalzamento del mare sono falliti, e la terra abitabile è andata progressivamente a diminuire. Questo ha originato una grave crisi tra gli abitanti, e si sono verificati anche forti litigi che in alcuni casi hanno perfino provocato dei morti. La pesca non è sicura, e la produzione agricola non è sufficiente: tra gli abitanti dell’arcipelago si sono constatati molti casi di malnutrizione e di carenza di vitamina A.

Secondo il vicepresidente del Comitato Onu per i diritti umani, Yuval Shany, è necessario che «gli Stati rivedano le politiche interne sull’immigrazione» e che vengano stilate nuove norme «in grado di facilitare future richieste di asilo da parte dei rifugiati climatici».

Valeria Capettini

Laurea triennale in Lettere e magistrale in Comunicazione, dal 2021 sono iscritta all'Ordine dei Giornalisti della Lombardia. Nel 2016 sono entrata a far parte della squadra di Meteo Expert: un'esperienza che mi ha insegnato tanto e mi ha permesso di avvicinarmi al mondo della climatologia lavorando fianco a fianco con alcuni dei maggiori esperti italiani in questo settore. La crisi climatica avanza, con conseguenze estremamente gravi sull’economia, sui diritti e sulla vita stessa delle persone. Un'informazione corretta, approfondita e affidabile è più che mai necessaria.

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