Nessuna pioggia significativa negli ultimi due mesi: l’Europa sta affrontando una siccità storica, probabilmente la peggiore degli ultimi 500 anni. Le conseguenze si questa crisi idrica sono potenzialmente drammatiche per l’industria, il trasporto merci, l’energia e la produzione alimentare.
Dopo un inverno e una primavera insolitamente secchi, è arrivata un’estate estremamente calda con valori record e ripetute ondate di caldo. Il risultato di questa escalation è visibile a occhio nudo: corsi d’acqua prosciugati e terreni sempre più surriscaldati.
Intervistato dal Guardian, Andrea Toreti del Centro comune di ricerca della Commissione europea ha affermato che, pur non avendo analizzato a fondo l’evento di quest’anno perché ancora in corso, “non ci sono stati altri eventi negli ultimi 500 anni simili alla siccità del 2018 ma questo 2022 potrebbe essere peggio”.
Le condizioni di siccità sono visibili anche dai satelliti: le zone maggiormente aride presentano una colorazione indicativa, che contrasta con il verde di quelle che hanno beneficiato di maggiori precipitazioni come nel caso della Gran Bretagna, quasi tagliata longitudinalmente in due.
In alcuni fiumi tedeschi la carenza di acqua ha reso di nuovo visibili le “pietre della fame”. Queste pietre sono state utilizzate per contrassegnare i livelli dei fiumi troppo bassi, segno di imminenti carestie. Nei giorni scorsi ne è emersa una risalente al 1616 nel fiume Elba, dove è inciso nella pietra: “Se mi vedi, piangi”.
In Francia, per alcuni tratti, la Loira può essere attraversata a piedi. Il Reno sta rapidamente diventando impraticabile per il traffico di chiatte. Nel nostro Paese il Po è di 2 metri più basso del normale con un cuneo salino di oltre 30 chilometri nei pressi della foce. L’Istituto federale di idrologia (BfG) tedesco ha affermato che il livello del Reno, le cui acque sono utilizzate per il trasporto merci, l’irrigazione, la produzione, la produzione di energia e il consumo di acqua potabile, continuerà a scendere almeno fino all’inizio della prossima settimana.
Nella zona di Kaub, a 50 km da Magonza, la profondità dell’acqua è scesa al di sotto di 40 cm, il livello oltre il quale molte compagnie di navigazione ritengono che non sia più vantaggioso far funzionare le chiatte.
Molte chiatte, che trasportano carbone per centrali elettriche e materie prime vitali per giganti industriali come il produttore siderurgico Thyssen e il gigante chimico BASF, stanno già operando con una capacità di circa il 25% e con un aumento di cinque volte dei costi di spedizione.
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