Un nuovo studio condotto dai ricercatori del’University College di Londra e pubblicato sulla rivista Science Advances ha dimostrato che l’inquinamento atmosferico urbano ai tropici è in rapido aumento e causerà centinaia di migliaia di decessi evitabili se non verranno messe in atto normative più severe.
Più del 40% della popolazione mondiale risiede ai tropici. Di questi, meno della metà risiede nelle aree urbane, anche se si prevede che arriveremo a superare il 50% entro il 2050 a causa dei forti tassi di urbanizzazione. Entro il 2100, dunque, la maggior parte delle megalopoli globali si troverà ai tropici, concentrata per lo più in Africa e in Asia. Questa prospettiva potrebbe causare gravi impatti sulla qualità dell’aria e sul clima, anche perché le megalopoli contribuiscono in modo molto elevato alle emissioni di CO2 e all’inquinamento atmosferico.
Ai tropici in molte megalopoli, le città con 10 milioni o più di residenti, gli inquinanti sono aumentati tra l’8 e il 14% negli ultimi 5 anni e in alcuni casi con tassi di aumento fino a tre volte più elevati rispetto a quelli nazionali o regionali. L’inquinamento deriva principalmente da fonti industriali e dal traffico urbano, non tanto da pratiche agricole come la combustione delle biomasse che storicamente ha determinato l’inquinamento atmosferico nelle regioni tropicali.
I ricercatori hanno evidenziato che soltanto considerando il 2018 circa 180.000 morti premature nelle grandi città tropicali sono attribuibili alla maggiore esposizione agli agenti inquinanti dal 2005.
Entro la fine del secolo, inoltre, quasi tre quarti delle megalopoli del mondo, si troveranno proprio nella zona dei tropici e il numero di persone esposte all’inquinamento sarà così sempre più elevato.
Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno utilizzato i dati satellitari della NASA e dell’Agenzia spaziale europea per stimare le concentrazioni di diversi inquinanti noti per essere dannosi per l’uomo: il particolato fine, noto come PM2.5, il diossido di azoto, l’ammoniaca, composti organici volatili, formaldeide e benzene. I dati provengono da 46 città tropicali in Africa, Medio Oriente e Asia che si prevede avranno una popolazione di 10 milioni o più entro il 2100.
Sono stati riscontrati aumenti annuali fino al 14% per il biossido di azoto, fino al 12% per l’ammoniaca, fino all’11% per i COV e fino all’8% per il particolato fine. Questi numeri, combinati con i modelli di valutazione del rischio per la salute pubblica, hanno permesso di stimare quante morti premature sarebbero associate a tali aumenti.
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