In Italia nessun passo avanti per contrastare l’inquinamento. Legambiente: “un immobilismo che costa caro”
Oltre ai gravissimi danni per la salute, gli italiano rischiano multe miliardarie per l'inquinamento. Ma Governo e Regioni restano immobili, denuncia Legambiente
Legambiente ha pubblicato un’edizione speciale del dossier “Mal’aria 2021” che fa luce sui costi dell’immobilismo italiano nel contrastare l’inquinamento.
«Troppi ritardi e inadeguatezza nei provvedimenti di Governo e Regioni italiane», avverte l’associazione ambientalista, e snocciola cifre da capogiro: la Commissione Europea ha già comminato 3 procedure di infrazione per l’inquinamento atmosferico, e solo la prima, per cui l’Italia è già stata condannata nello scorso novembre, ci costerà tra 1,5 e 2,3 miliardi di euro.
Ora siamo davanti a un bivio: dobbiamo scegliere se pagare una multa miliardaria per inadempienza alla Commissione Europea, continuando a inquinare e mettere a repentaglio la salute di chi vive nelle zone con la peggiore qualità dell’aria, oppure agire efficacemente e con urgenza per ridurre l’inquinamento delle nostre città. Per il momento l’Italia resta ferma, denuncia il Cigno Verde, «in un immobilismo che potrebbe costarci molto caro».
L’Italia è stata infatti condannata il 10 novembre scorso per il superamento continuativo dei limiti di PM10 negli anni che vanno dal 2008 al 2017, e la Commissione Europea chiederà a breve alla Corte di Giustizia Europea di definire l’ammontare della sanzione proprio sulla base dei dati che arrivano dalle città italiane. Per i prossimi mesi, poi, sono attese le sentenze relative alle altre due procedure di infrazione in corso che riguardano altri due inquinanti, PM2,5 e NO2. In gioco non ci solo solo multe miliardarie, ma anche il possibile taglio di futuri fondi europei.
Leggi anche:
Inquinamento e salute, emersi gravi rischi anche per la vista |
Nonostante i provvedimenti di Bruxelles l’Italia non fa molto per contrastare l’inquinamento, che continua a superare i limiti previsti dalle normativi.
Secondo il bilancio riportato da Legambiente nel dossier, sono 11 le città che a inizio settembre hanno già sforato il limite previsto per le polveri sottili, ossia la soglia dei 35 giorni nell’anno solare con una media di PM10 giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo. La maglia nera spetta a Verona e Venezia con 41 giorni di sforamenti, seguite da Vicenza con 40, Avellino e Brescia con 39, Cremona e Treviso con 38, Alessandria, Frosinone e Napoli con 37 e Modena, con 36.
E nei prossimi mesi l’elenco rischia di aumentare in modo considerevole, visto che in autunno e in inverno molte città supereranno i limiti e ci sono diversi comuni che sfiorano già la soglia dei 35 giorni fuori norma (Padova e Rovigo per esempio sono già a quota 35, Torino è 34).
Solo adottare subito misure antismog da questo mese di settembre potrebbe evitare il superamento dei limiti giornalieri di polveri sottili durante l’autunno e l’inverno prossimi, afferma Legambiente, e ricorda che secondo il Piano d’azione europeo “Verso l’inquinamento zero” siamo tenuti a ridurre gli inquinanti in modo costante e progressivo fino a raggiungere un -55 per cento entro il prossimo decennio.
Il dossier di Legambiente fa il punto anche sulle promesse fatte dalle istituzioni italiane e su quanto sia stato finora mantenuto. I dati sono sconfortanti: delle misure strutturali e straordinarie che sono state dichiarate, promesse e messe in atto dal Governo e dalle Regioni della inquinatissima Pianura Padana è stato fatto davvero poco. Il bilancio più scoraggiante arriva proprio dal Governo nazionale e dalla Regione Lombardia, che hanno completato un misero 15 per cento delle azioni promesse. Segue la Regione Piemonte, che ha mantenuto solo il 25 per cento delle promesse, mentre il Veneto e l’Emilia Romagna hanno raggiunto il 40 per cento.
Nei prossimi mesi dovrebbero essere messe in atto nuove politiche volte a contrastare l’inquinamento, ma le premesse non sono buone. Tra le misure annunciate ci sono le limitazioni alla circolazione dei vecchi diesel euro4 nelle città, ma al momento solo l’Emilia Romagna sembra confermare lo stop. Il Governo nazionale aveva invece promesso di abbassare i limiti di velocità sulle autostrade quando c’è inquinamento, come già succede nei Paesi che confinano con il nostro, ma ancora non è stato scritto nessun decreto. Per evitare sanzioni l’Italia ha promesso anche lo stop al carbone, al gasolio nel riscaldamento, la sospensione dei liquami in agricoltura, limiti alla circolazione dei camion inquinanti e la fine dei sussidi ai diesel, ma come conferma Legambiente tutti gli annunci sono stati disattesi.
«Il blocco stagionale delle auto più inquinanti, i diesel euro4, era previsto il 1° ottobre 2020 e prorogato con la scusa del Covid19», dichiara Andrea Poggio, responsabile mobilità sostenibile Legambiente. «Al momento Lombardia, Piemonte e Veneto sembrano intenzionate a bloccarli. Per di più, siamo l’unico Paese dell’arco alpino che non limita la velocità sulle strade e le autostrade per inquinamento, ma Stato e Regioni sono tempestivi a distribuire incentivi per le stufe a legna inquinanti o per le auto a combustibili fossili, che inevitabilmente peggiorano la qualità dell’aria delle nostre città».
Più di 3 italiani su 4 pensano che l’Italia meriti le sanzioni per l’inquinamento
L’ultimo sondaggio IPSOS – Legambiente, elaborato da IPSOS PA nell’ambito della campagna Clean Cities, ha fatto luce sul livello di consapevolezza degli italiani sulle condanne del nostro Paese per inadempienza alle misure antismog richieste dalla Commissione Europea. Mille cittadini dai 18 ai 75 anni sono stati intervistati dal 31 agosto al 2 settembre 2021. Di questi, solo il 27,5% sa che l’Italia è stata condannata dalla Corte di Giustizia Europea per eccessivo inquinamento, e una grande maggioranza (il 77%), pensa che la sanzione sia stata meritata. Ancora più severo lo sguardo dei giovani: l’85,8% della popolazione intervistata con età compresa tra i 18 e 30 anni è convinto che la condanna sia stata meritata perché “si sarebbe potuto fare di più”.
A giudicare dal sondaggio, inoltre, gli italiani sembrano avere le idee chiare sulle responsabilità di chi avrebbe dovuto ridurre i veleni che respiriamo e non lo ha fatto a sufficienza: il Governo nazionale è considerato il maggiore responsabile dall’80% degli italiani intervistati, i presidenti di regione dal 70%, il 21,5% chiama in causa soprattutto i sindaci e ben il 29% pensa che l’inquinamento sia conseguenza dei nostri comportamenti; una consapevolezza, quest’ultima, più radicata tra i giovani. Idee chiare anche sulle cause principali dell’inquinamento in città: il 63% degli italiani pensa che il traffico sia responsabile di “quasi metà dell’inquinamento” e che nelle nostre città circolino un numero eccessivo di automobili. Se c’è accordo sulla causa, ci si divide sulle terapie. Quasi unanime la richiesta di incrementare il trasporto pubblico elettrico (il 68% la considera la misura più urgente), seguita da quella di aumento delle superfici verdi e alberate (50% delle priorità). L’estensione dei percorsi pedonali (20%) e la realizzazione di spazi per il parcheggio di bici e monopattini, è richiesta soprattutto dai 30-40enni.
Le proposte di Legambiente
Nell’ambiente urbano i due settori che incidono maggiormente sul tasso di inquinamento sono la mobilità e il riscaldamento domestico, ma in alcune città l’inquinamento industriale o l’agricoltura hanno una notevole incidenza. Per accelerare la transizione ecologica e avviare l’Italia “verso l’inquinamento zero”, per l’associazione sarà fondamentale realizzare insieme sia provvedimenti urgenti che riforme e opere strutturali. In particolare, tra i provvedimenti urgenti proposti emergono le seguenti proposte:
– sul tema della mobilità, va limitata la circolazione dei veicoli più inquinanti, i bonus e gli incentivi rottamazione all’acquisto di auto a combustione e introdotti limiti di velocità per inquinamento su strade e autostrade.
– In campo agricolo, Legambiente chiede il divieto di spandimento liquami in campo senza copertura immediata.
– Per quanto riguarda il riscaldamento, è necessario lo stop progressivo all’uso del gasolio entro settembre 2022 nelle città inquinate, lo stop immediato a incentivi fiscali o conto termico e il divieto installazione di stufe a legna o biomasse sotto le 5 stelle. Inoltre, l’associazione sostiene e promuove l’uso delle tecnologie innovative, a partire dalle pompe di calore.
Infine – sottolinea Legambiente – è quanto mai urgente accelerare l’uscita dal carbone per le centrali termoelettriche che ricadono nelle aree oggetto delle procedure di infrazione.
Il dossier Mal’aria 2021 edizione speciale – I costi dell’immobilismo è consultabile integralmente a questo link.
Leggi anche:
Situazione critica per la biodiversità in Italia, fanalino di coda dell’Europa Clima, l’appello dei giovani ai leader politici: «ascoltateci, siamo pronti ad agire» |