Dopo la crescita drammatica registrata negli anni del governo Bolsonaro, finalmente il Brasile vede diminuire la deforestazione dell’Amazzonia in modo significativo.
Su questo fronte, infatti, il presidente Luiz Inácio Lula da Silva non sta deludendo le aspettative: dai dati satellitari più recenti, resi noti dal governo giovedì 6 luglio, emerge che nei primi 6 mesi di mandato la deforestazione dell’Amazzonia è calata del 33,6 per cento.
L’Amazzonia è la foresta pluviale più grande e diversificata al mondo, e rappresenta quindi una risorsa naturale cruciale per tutto il pianeta. Tuttavia, negli ultimi decenni, la regione ha subito una deforestazione su larga scala, principalmente a causa dell’espansione dell’agricoltura, dell’allevamento del bestiame e delle attività irregolari come l’estrazione illegale del legname e il disboscamento per l’industria mineraria.
Questo ha portato a conseguenze disastrose che vanno ben oltre i confini del Brasile e minacciano la preziosissima biodiversità della zona, il ruolo che la foresta ha nella regolazione del clima e l’assorbimento dei gas serra, e anche le popolazioni indigene che da essa dipendono.
Tornato al potere nel 2023 dopo il lungo governo di estrema destra guidato da Bolsonaro – che aveva fatto registrare un’impennata del 75 per cento nella deforestazione, rispetto alla media del decennio precedente – il presidente Lula ha annunciato un piano ambizioso per proteggere l’Amazzonia.
Il suo governo si è impegnato a rafforzare l’applicazione delle leggi ambientali già esistenti e adottare misure più rigide per punire coloro che commettono atti illegali. Inoltre, Lula ha promesso di incrementare i finanziamenti per l’implementazione di politiche di conservazione e sviluppare programmi che offrano alternative sostenibili all’espansione agricola e all’allevamento del bestiame nella regione amazzonica.
Il programma di Lula ha ricevuto apprezzamenti nel mondo dell’ambientalismo e dalle organizzazioni internazionali, ma secondo molti la reale efficacia delle misure proposte è tutt’altro che scontata. Quello della deforestazione in Amazzonia è infatti un problema molto vasto e complesso, che richiede un approccio multilaterale, sforzi sostenuti nel tempo e cooperazione internazionale.
Secondo il monitoraggio satellitare, solo nel mese di giugno – che segna l’inizio della stagione secca – la foresta amazzonica è stata colpita da 3.075 incendi, il numero più alto dal 2007. Nella maggior parte dei casi, i roghi che si sviluppano in Amazzonia sono dolosi, provocati dall’uomo per “liberare” dagli alberi il terreno da destinare ad altre attività, come l’agricoltura o l’allevamento. Ma ad aumentare il rischio di incendi e renderli sempre più devastanti è anche la crisi climatica, che tra i suoi effetti comporta profondi cambiamenti nei modelli delle piogge che interessano l’area e contribuisce a renderla più secca. A preoccupare, ora, è anche l’incombere del Niño, che in genere comporta un’ulteriore diminuzione delle piogge in Amazzonia e temperature più elevate.
Il bilancio delle vittime delle alluvioni che hanno colpito nei giorni scorsi lo Stato brasiliano…
La CO2 in atmosfera ha visto il più grande balzo mai registrato: la concentrazione media…
L'aurora boreale ha dato spettacolo durante il weekend su gran parte dell'emisfero settentrionale: le meravigliose…
L'America Latina è messa a dura sotto diversi aspetti dalla combinazione tra cambiamento climatico ed…
Il buco dell'ozono, al di là della notizia positiva diffusa dalle Nazioni Unite nel gennaio…
La peggiore siccità degli ultimi 40 anni ha ridotto del 72% il raccolto di mais…