Il progetto di un “Mose” per proteggere la città di New York dagli allagamenti causati dalle tempeste e dagli uragani non è andato in porto. Tra le proposte sul tavolo portate dall’US Army Corps of Engineers (Corps), c’erano una grande diga marina e una barriera con cancelli mobili estesa dal New Jersey fino al Queens.
Secondo il New York Times c’è il sospetto che dietro questo stop improvviso ci sia stato un ordine da parte del Presidente Trump che, non molto tempo fa, in un tweet, ha bocciato il progetto definendolo «costoso, assurdo, dannoso per l’ambiente» e «probabilmente inefficace», invitando i newyorchesi a preparare moci e secchi per i prossimi allagamenti.
Bisogna dire però che il “Mose” di New York non è piaciuto nemmeno ad alcuni ambientalisti e urbanisti che hanno espresso preoccupazione per il fatto che le barriere in esame avrebbero potuto intrappolare gli inquinanti mettendo a rischio l’equilibrio ecologico del fiume Hudson e del porto di New York. Ad essere criticato anche l’obiettivo principale delle barriere che dovrebbero servire per proteggere la città solo da onde di tempesta (storm surge) e non dall’innalzamento dei mari né da inondazioni urbane causate dalla pioggia.
Il progetto è ora stato rinviato a data da destinarsi, ma parte delle autorità e personalità politiche locali non ci stanno, soprattutto ora che la presa di coscienza globale sulla crisi climatica dovrebbe invece promuovere azioni di adattamento al cambiamento climatico.
La città di New York, così come la maggior parte della costa est degli Stati Uniti e i Caraibi, verranno raggiunti da uragani sempre più intensi e capaci di avere un’azione distruttiva ancora più grande sulla terraferma. Gli esperti, infatti, sono d’accordo nel dire che, sebbene non si possa parlare di un aumento della frequenza degli uragani, è possibile che in futuro diventeranno mediamente più intensi e che il loro impatto sulle zone costiere sarà ancora più distruttivo.
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