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Siccità: dal Rio delle Amazzoni in secca emergono antiche incisioni

La scorsa settimana, il Rio Negro è sceso fino a 13,5 metri nel porto di Manaus - il livello più basso da quando sono iniziate le registrazioni ufficiali, 121 anni fa.

Una gravissima siccità sta colpendo l’Amazzonia e il Brasile. Il livello dei fiumi è diminuito verso valori record e sono emerse incisioni rupestri di volti umani realizzate circa 2.000 anni fa. Il punto roccioso in cui sono state scoperte le antiche facce si chiama Ponto das Lajes, o Luogo delle Lastre e sii trova sulla sponda settentrionale del Rio delle Amazzoni, vicino al punto di confluenza dei fiumi Rio Negro e Solimoes, presso la città di Manaus. La combinazione tra cambiamenti climatici e El Niño hanno determinato questa situazione isolando alcune comunità e uccidendo la fauna selvatica.

Alcune delle incisioni, che comprendono anche animali, erano state individuate già nel 2010, ma la siccità di quest’anno è più grave ancora: il Rio Negro è sceso di 15 metri da luglio, esponendo vaste distese di rocce e sabbia dove non c’erano spiagge.
La scorsa settimana, il fiume Negro è sceso fino a 13,5 metri nel porto di Manaus – il livello più basso da quando sono iniziate le registrazioni ufficiali, 121 anni fa.

Accadde una cosa simile durante la siccità dell’estate 2022 in Europa, quando comparvero le incisioni vicino al letto di alcuni fiumi francesi con su scritto “Se mi vedi, piangi“.

Ora è visibile una maggiore varietà di petroglifi che aiuterà i ricercatori a stabilire le loro origini, ha dichiarato lunedì l’archeologo Jaime de Santana Oliveira.
In un’area sono visibili scanalature lisce nella roccia che si pensa possano essere state realizzate dagli abitanti indigeni per affilare frecce e lance molto prima dell’arrivo degli europei.

“Le incisioni sono preistoriche o precoloniali. Non possiamo datarle con esattezza, ma in base alle prove dell’occupazione umana dell’area, riteniamo che risalgano a circa 1.000-2.000 anni fa”, ha dichiarato Oliveira in un’intervista.
“Questa volta non abbiamo trovato solo altre incisioni, ma la scultura di un volto umano inciso nella roccia”, ha aggiunto Oliveira, che lavora per l’Istituto Nazionale del Patrimonio Storico e Artistico (IPHAN) che sovrintende alla conservazione dei siti storici.

Redazione

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