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Dal riso alle patate, cambiare dieta in Cina potrebbe ridurre le emissioni degli alimenti base del 25%

Dal riso alle patate: un cambio di dieta in Cina potrebbe portare benefici all’ambiente e al clima: una riduzione delle emissioni e dell’uso di terreni e acqua. Lo ha dimostrato uno studio pubblicato su Nature Food, in cui è stato analizzato l’impatto della produzione e del consumo di riso, grano, mais e patate in Cina. La Cina è il Paese che produce più riso al Mondo: nel 2019 si stima una produzione di circa 210 milioni di tonnellate.

Si stima che un cambio di produzione agricola e quindi di alimentazione potrebbe ridurre le emissioni di gas serra di questi alimenti di base fino al 25%. Aumentare la coltivazione e l’uso delle patate potrebbe anche ridurre la superficie agricola utilizzata per la produzione degli alimenti di base di circa il 17% entro il 2030, tenendo anche conto della maggiore richiesta di cibo prevista per i prossimi anni.

La produzione, il trasporto e il consumo del cibo è responsabile a livello globale di un terzo delle emissioni di gas serra derivate da attività umane. Sappiamo come non sono certo le coltivazioni di riso, grano, mais o patate quelle responsabili delle maggiori emissioni di gas serra: l’allevamento infatti produce il 18% dei gas serra emessi dalle attività umane, di cui il 65% deriva dall’allevamento di bovini per carne e per il latte. Ma anche un cambio di dieta riguardante gli alimenti di base potrebbe favorire un calo delle emissioni, proprio per il vasto uso che ne facciamo a livello globale.

Dal riso alle patate, emissioni e consumo d’acqua: i vantaggi di un cambio di dieta

Coltivare patate ha molti vantaggi: le patate resistono meglio a periodi di siccità, riescono ad adattarsi meglio a condizioni climatiche e geografiche diverse e sono ricche di micronutrienti (vitamina C, A, B3, B1, B2, B6 e minerali come potassio, fosforo, calcio, magnesio, zinco, rame, ferro), più del riso, del grano e del mais. Le patate, inoltre, emettono decisamente meno considerando l’apporto calorico e serve meno acqua per coltivarle.

Foto di Christos Giakkas da Pixabay

Secondo lo studio, se entro il 2030 non venisse fatto nessun cambiamento di dieta o di produzione in Cina, sarebbe necessario un 17% di terreni in più da dedicare alle coltivazioni mentre le emissioni di gas serra e l’uso di acqua per la produzione agricola potrebbero aumentare di circa il 20%.

Se, invece, venisse promosso l’uso e la coltivazione delle patate, il raccolto di patate potrebbe aumentare del 125%, con un conseguente calo delle emissioni del 14%, un calo del 11% dell’uso di acqua, una riduzione dei terreni dedicati all’agricoltura del 10%, e un aumento del 10% dell’apporto calorico derivante dai raccolti di alimenti di base.

Fonte Liu et al. (2021)

Infine, nell’ultimo scenario ipotizzato, se la coltivazione delle patate venisse gestita in modo da ricollocare i campi per massimizzare i raccolti anche degli altri alimenti di base, si potrebbero tagliare le emissioni del 25%, con una riduzione dell’area coltivata e dell’uso di acqua del 17%, con un apporto calorico complessivo del 19% più elevato.

Ma il cambio di coltivazioni deve riflettersi in un cambio della domanda, altrimenti tutto sarebbe inutile. Le emissioni risparmiate grazie a un aumento delle coltivazioni di patate rispetto al riso, potrebbero essere infatti generate dalle importazioni di riso da altri Paesi. Devono viaggiare di pari passo.

La Cina negli ultimi decenni ha già aumentato la produzione di patate, diventando uno dei maggiori produttori a livello globale. In Cina culturalmente non è molto diffuso l’uso delle patate, ma nel 2015 l’Accademia delle Scienze cinese ne ha raccomandato la coltivazione come alimento di base per garantire la sicurezza alimentare nazionale. Dal 2007 al 2016 il consumo annuale di patate fresche in Cina è aumentato da 30 kg a 52 kg.

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Silvia Turci

Ho conseguito una laurea specialistica in Comunicazione per l’Impresa, i media e le organizzazioni complesse all’Università Cattolica di Milano. Il mio percorso accademico si basa però sullo studio approfondito delle lingue straniere, nello specifico del francese, inglese e russo, culminato con una laurea triennale in Esperto linguistico d’Impresa. Sono arrivata a Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995) nel 2014 e da allora sono entrata in contatto con la meteorologia e le scienze del clima: una continua scoperta che mi ha fatto appassionare ogni giorno di più al mio lavoro.

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