Mi viene in mente quella frase di Henri Beraud, scrittore francese, che disse: «Il giornalismo è un mestiere nel quale si passa la metà del tempo a parlare di ciò che non si conosce e l’altra metà a tacere ciò che si sa».
Forse è anche questo il caso: un caso che si ripete troppo spesso, in cui si cerca di confondere le cose – ovvero i ben diversi concetti tra meteo e clima – mentre si decide di tacere sulle evidenze scientifiche riguardanti il riscaldamento globale e l’estremizzazione del clima.
Tutte le (ormai rare) volte in cui le temperature riescono localmente a scendere al di sotto delle medie stagionali, si sente strillare che il cambiamento climatico e il riscaldamento globale non esistono, quando in realtà lo strapazzo delle stagioni è proprio quello che ci si aspetta come una delle conseguenze di un clima allo sbando.
Alcuni giornalisti non aspettano altro e sembrano divertirsi a scimmiottare l’attuale Presidente USA Trump, che da anni capeggia l’impolverato gruppo dei negazionisti climatici che, tra una ragnatela e l’altra, riescono ancora a negare tutto ciò che sta davanti ai nostri occhi, dalla fusione dei ghiacci, all’innalzamento del livello del mare.
Chi consuma le proprie ore scrivendo castronerie e calpestando la scienza, sono solo ignoranti professionisti del web? O forse sono in malafede? Queste domande se le stanno ponendo in molti: l’ignoranza si valuta come il male minore perché studiando si potrebbe sconfiggere; la malafede, invece, no. Quella ce la si ritrova nell’anima e si manifesta tutte le volte in cui si trova un’occasione, condita da aggettivi meschini e “gretini” rivolti a una ragazzina, con la sola colpa di avere qualcosa di importante e scomodo da dirci in faccia.
Come sempre la reazione migliore dovrebbe essere quella di cercare di imparare qualcosa dagli “sbagli” altrui. E allora proviamoci, con la fioca speranza, che al prossimo “spiffero” di freddo che soffierà impetuosamente sul nostro Paese, le dita dei negazionisti climatici batteranno sulla loro tastiera con meno coraggio.
Il tempo meteorologico:
Il tempo meteorologico è qualcosa con cui abbiamo a che fare nell’immediatezza, la percezione di ciò che accade nell’atmosfera e di ciò che potrebbe accadere nel giro di qualche ora o di pochi giorni: “Stanno aumentando le nubi, prendo l’ombrello, perché potrebbe arrivare un temporale” è un’affermazione basata sulla situazione meteorologica (non climatica). Anche il passaggio di una perturbazione fredda è legata all’evoluzione meteorologica e non climatica.
Il clima invece:
La definizione di clima, per essere rigorosa, richiede l’uso del concetto di probabilità e solo attraverso la frequenza degli eventi registrati nei decenni in una determinata regione o località si può affermare se, ad esempio, un episodio in un determinato periodo dell’anno sia o non sia eccezionale dal punto di vista climatico.
Non è uno “spiffero” freddo, per quanto possa essere intenso, a cancellare milioni di dati registrati di temperatura a livello globale che testimoniano il riscaldamento in atto nella nostra atmosfera. Eventi meteo intensi e fuori stagione fanno parte del cambiamento climatico, portandoci a vivere fasi anomale di caldo o di freddo (o addirittura gelo) quando meno ce lo aspettiamo.
Proprio come «una hirundo non facit ver» (una rondine non fa primavera), perché lo insegnavano anche ai tempi di Aristotele che un evento isolato non è sufficiente per tirare conclusioni e soprattutto, non è sufficiente per sbeffeggiare la Scienza.
Nota conclusiva: oggi (6 maggio 2019) abbiamo un’anomalia di temperatura pari a +0.6°C a livello globale, +0.9°C nel nostro emisfero Nord, fino a +3.1°C nell’Artico.
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