Lunedì 20 giugno il Consiglio europeo ha raggiunto un accordo sulla proposta di legge per il ripristino della natura, la Nature Restoration Law. L’obiettivo principale è invertire il degrado ambientale, preservare la fauna e la flora selvatiche e promuovere la ripresa ecologica.
Più nel dettaglio, la proposta mira a mettere in atto misure di recupero che riguarderanno almeno il 20% delle terre emerse e il 20% delle aree marine dell’UE entro il 2030, e tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050. Stabilisce specifici obiettivi e obblighi giuridicamente vincolanti per il ripristino della natura in ciascuno degli ecosistemi coinvolti – dai terreni agricoli e forestali agli ecosistemi marini, d’acqua dolce e urbani.
«Oggi è una buona giornata per la natura», ha commentato la ministra svedese per il clima e l’ambiente, Romina Pourmokhtari. «Spero che la legge finale sul ripristino della natura ci permetta di ricostruire un sano livello di biodiversità, combattere i cambiamenti climatici e rispettare i nostri impegni internazionali nell’ambito dell’accordo di Kunming-Montreal».
Nell’Unione Europea la natura è in crisi: le specie animali e vegetali, e le aree naturali in cui vivono, stanno vivendo un rapido degrado, con conseguenze serie anche per le persone.
Al momento l’UE ha già leggi e direttive in vigore per proteggere gli habitat e le specie animali, ma non è abbastanza. Secondo le stime, l’80 per cento degli habitat è in condizioni precarie, il 70 per cento dei suoli non è in salute, il 10 per cento delle specie di api e farfalle rischia l’estinzione. Tra i fattori di rischio principali per la natura europea ci sono l’inquinamento e i cambiamenti climatici.
La natura è alla base dell’economia di tutto il mondo: si stima che oltre la metà del PIL globale dipenda dai materiali e dai servizi forniti dagli ecosistemi. Ad esempio, le materie prime sono fondamentali per l’industria e la costruzione, mentre le risorse genetiche sono necessarie nell’agricoltura e nella medicina. Tra le altre cose, gli ecosistemi possono garantire un aumento della produttività agricola, una maggiore resilienza ai cambiamenti climatici, un miglioramento della biodiversità, una riduzione dei rischi legati ad alluvioni, siccità e ondate di calore.
La legge per il rirpristino della natura a cui sta lavorando l’Unione Europea punta a stabilire un obiettivo vincolante a livello europeo, che richiederebbe agli Stati membri di adottare misure efficaci per il ripristino che coprano almeno il 20% delle aree terrestri e marine dell’UE entro il 2030. Entro il 2050, poi, dovrebbero essere adottate misure per tutti gli ecosistemi bisognosi di ripristino.
L’obiettivo proposto si basa sull’impegno internazionale assunto dall’UE e dai paesi membri come parte della Convenzione mondiale sulla diversità biologica.
L’accordo sulla legge per il ripristino della natura è passato con il voto favorevole di 20 Ministre dell’ambiente europei. A votare contro, tuttavia, il ministro italiano Gilberto Pichetto insieme ai colleghi di Austria, Belgio, Finlandia, Olanda, Polonia e Svezia.
Secondo quanto riferito da Pichetto durante la sessione del Consiglio Ambiente a Lussemburgo, la proposta «non assicura un adeguato bilanciamento tra obiettivi, fattibilità e rischi: non possiamo permetterci che non sia applicabile, efficace e sostenibile da tutte le categorie interessate, tra cui agricoltura e pesca».
Secondo il ministro, il testo non può essere considerato soddisfacente dall’Italia per diversi motivi, tra cui «le deroghe sulle energie rinnovabili», «gli obiettivi di ripopolamento dell’avifauna», e «il tema delle risorse finanziarie, che devono essere chiarite e rese disponibili prima dell’entrata in vigore».
Secondo il WWF è «inspiegabile la posizione dell’Italia che, essendo uno dei Paesi a più alta biodiversità di tutta l’Europa, dall’entrata in vigore della Nature Restoration Law potrà avere effetti positivi, non solo per la natura e l’ambiente, ma anche per la stessa economia». Per l’organizzazione, «quella espressa dal Governo per il tramite del Ministro Pichetto Fratin è una scelta politico-ideologica che contrasta con gli interessi del nostro Paese. Auspichiamo che gli europarlamentari italiani, chiamati a metà luglio a votare la legge, vorranno assumere una posizione diversa, più in linea con l’Europa e con la storia del nostro Paese».
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