Quando si parla di green deal si considerano spesso solamente i benefici che tali manovre potrebbero avere nella lotta contro il cambiamento climatico, ma raramente sono stati valutati gli effetti che potrebbe avere sul sistema economico e sociale italiano. Abbracciare politiche climatiche ad ampio spettro, a differenza di quanto si possa pensare, conviene a tutti. Il raggiungimento degli obiettivi climatici infatti non esclude la crescita economica, anzi: lo sforzo che dovremmo fare per raggiungere le emissioni zero potrebbe giovarci sotto ogni aspetto.
Lo ha dimostrato il rapporto dettagliato realizzato da Italian Climate Network e EStà (Economia e Stabilità) finanziato con il supporto della European Climate Foundation, “Il Green Deal conviene. Benefici per economia e lavoro in Italia al 2030“. Lo studio ha difatti stimato quali potrebbero essere le opportunità, le ricadute occupazionali e gli aumenti di ricchezza se nei settori trasporti, edifici ed energia si seguissero investimenti e policy coerenti con l’obiettivo finale della neutralità climatica dell’Italia al 2050 e con i correlati obiettivi intermedi al 2030.
Per raggiungere la neutralità carbonica bisogna agire sul settore dei trasporti, sugli edifici e sull’energia. L’industria, a differenza di quanto si pensi, ha già migliorato negli anni il suo impatto ambientale. Nell’ultimo trentennio, infatti, – spiega lo studio – l’industria manifatturiera nel suo complesso ha dimezzato le tonnellate di CO2 emesse, grazie all’abbandono – volenti o nolenti – delle tecnologie più arretrate e inquinanti. Secondo il rapporto emerge che il problema risiede principalmente nei settori legati alle industrie (trasporto- magazzinaggio, energia), nel trasporto delle persone e nella scarsa efficienza energetica degli edifici.
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C’è molto da fare, e bisogna agire in fretta. Secondo lo studio nei prossimi 10 anni bisogna raddoppiare gli investimenti e aumentare gli sforzi pubblici nei settori strategici, passando dai 1000 miliardi previsti dal Piano Nazionale energia e Clima, approvato nel 2019 (PNIEC) a 1780 miliardi. I trasporti dovranno avere un tasso di elettrificazione dei veicoli su strada pari al 30% nel 2030. I pannelli fotovoltaici dovranno essere installati su circa il 4% delle abitazioni esistenti, e gli edifici residenziali e commerciali pubblici necessitano di un investimento annuale di 21 miliardi. Inoltre la produzione di energia da fonti rinnovabili dovrebbe accelerare, fino a raggiungere il 43% dei consumi totali entro il 2030, anziché il 30% previsto.
Ma tutti questi sforzi verrebbero ricompensati. Oltre alle ricadute positive sull’ambiente e sul clima, il green deal avrebbe un effetto positivo anche sulla società e sull’economia italiana. L’occupazione stabile aumenterebbe del 2,5%-3%, concentrato nei settori edilizio, dei trasporti e dell’energia rinnovabile, con un aumento netto delle unità di lavoro tra 530.000 e 700.000 e una maggiore crescita annua del PIL dell’ordine dello 0,5%-0,6%.
Ma se investissimo in tecnologia green avanzata i risultati sarebbero addirittura migliori: si stima, infatti, che investendo una somma di 7 miliardi in tecnologie avanzate, piuttosto che in tecnologia a basso contenuto innovativo, entro il 2030 l’Italia sarebbe in grado di produrre lo 0,3% di ore lavorate in più e il 4,11% di PIL in più. Per questo motivo lo studio suggerisce una politica economica che sostenga la Ricerca e Sviluppo e che aumenti gli sforzi di industrializzazione dei brevetti.
«Così come sarebbe importante utilizzare sempre di più i dati meteo-climatici per prevenire i potenziali danni sul territorio e per programmare azioni di adattamento e mitigazione, – spiega Serena Giacomin, meteorologa e presidente dell’Italian Climate Network – anche i dati economici e finanziari pubblicati dal nostro report dovrebbero diventare uno strumento strategico per i decisori politici. Questo lavoro di profonda analisi è fondamentale per capire meglio la realtà attuale, ma assumerà importanza solo se verrà utilizzato per costruire un futuro più sicuro e anche più ricco di opportunità».
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