Nel giorno del giuramento del Governo Draghi, Legambiente ha rivolto i suoi auguri al nuovo Esecutivo ricordando l’urgenza di intervenire sul Recovery Plan. Secondo l’associazione è infatti necessario che il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza punti alla rinascita di «un’Italia più verde, innovativa e inclusiva», e la rotta tracciata dal governo precedente non va nella strada giusta.
«Auspicavamo un “PNRR partecipato” e ci siamo trovati un “PNRR delle partecipate” – ha commentato il presidente nazionale dell’associazione Stefano Ciafani – come è emerso dalle bozze circolanti con i progetti proposti da Eni».
Alla guida del nuovo Esecutivo – ha osservato Ciafani nel giorno del giuramento – il premier Mario Draghi ha cambiato gran parte dei ministri che si occuperanno di Piano Nazionale Ripresa e Resilienza e auspichiamo che da parte loro ci possa essere la volontà e l’impegno a migliorare il PNRR, mettendo al centro una volta per tutte la lotta alla crisi climatica».
L’associazione ambientalista aveva infatti rilevato come il Recovery Plan proposto dal Governo Conte rischia di portarci a sprecare l’opportunità di diventare un paese moderno, per liberarsi da zavorre, emergenze ambientali croniche, progetti e inadempienze che provocano procedure d’infrazione da parte dell’Europa, e soprattutto per superare lo shock causato dalla pandemia. Ad oggi, denuncia l’associazione, il Piano non ha imboccato con determinazione questa strada e la grande assente tra le priorità trasversali è proprio la crisi climatica.
«Manca la messa a punto di obiettivi, strumenti e interventi dettagliati – afferma Legambiente – tale da delineare la visione del Green Deal Italiano e le tappe della transizione per tradurlo in realtà». Il piano proposto dall’esecutivo precedente è approdato in Parlamento, il 15 gennaio scorso, offrendo solo una descrizione generale di cosa si intende finanziare: come riporta Legambiente, per esempio, quasi 27 miliardi di euro sarebbero destinati alle opere ferroviarie per la connessione veloce. 18,5 miliardi sarebbero dedicati all’efficientamento termico e sismico dell’edilizia residenziale privata e pubblica, meno della metà alla produzione e alla distribuzione di energia da fonti rinnovabili (9 miliardi). Al trasporto locale e alle ciclovie andrebbero solo 7,5 miliardi, 4,4 all’economia circolare, appena 3,6 al rischio idrogeologico, che nel Belpaese interessa il 91,1 per cento dei comuni.
All’inizio di febbraio l’associazione ambientalista ha avanzato la propria proposta per un Recovery Plan più adatto a guidare l’Italia verso una ripresa sostenibile. Dopo un dialogo durato cinque mesi con istituzioni, imprese, associazioni, sindacati, Legambiente ha reso noto un documento in cui indica 23 priorità di intervento e 63 progetti territoriali da realizzare.
Oltre alle numerose proposte relative ai progetti da portare avanti sul piano territoriale – tra rinnovabili, mobilità sostenibile, economia circolare, adattamento climatico e riduzione del rischio idrogeologico, ciclo delle acque, bonifiche dei siti inquinati, innovazione produttiva, rigenerazione urbana, superamento del digital divide, infrastrutture verdi, turismo, natura e cultura – Legambiente indica all’Esecutivo anche alcune riforme trasversali da mettere in campo per accelerare la transizione ecologica dell’Italia, così da renderla più moderna e sostenibile e dare il via a una «nuova stagione della partecipazione e della condivisione territoriale».
I passi da compiere da un punto di vista trasversale per realizzare le opere necessarie sono 5, secondo Legambiente:
Le proposte dell’associazione sono state presentate anche all’attuale premier Draghi durante l’incontro che si è tenuto a Montecitorio, quando il Capo del Governo si è confrontato con le parti sociali.
Nel rivolgere i suoi auguri al nuovo Esecutivo, il presidente di Legambiente Ciafani ha ribadito l’importanza di rivedere il Recovery Plan: «serve finanziare solo le opere che vanno nella direzione della ripartenza green», ha sottolineato, affermando che all’Italia servono «più semplificazioni per l’economia circolare, gli impianti a fonti rinnovabili, le riconversioni industriali e la rigenerazione urbana; una riforma fiscale in campo ambientale che preveda in primis l’eliminazione graduale dei sussidi alle fonti fossili; un deciso rafforzamento del Sistema nazionale di protezione ambientale per aumentare i controlli contro la concorrenza sleale e accompagnare il lavoro di istruttoria dei ministeri sulle nuove opere da realizzare; una pubblica amministrazione aggiornata professionalmente e all’altezza della sfida; una maggiore partecipazione con una nuova legge sul dibattito pubblico che riguardi tutte le opere per la transizione verde, per coinvolgere i territori e ridurre le contestazioni locali».
«I prossimi mesi saranno decisivi in questo senso – ha concluso Ciafani – e misureremo concretamente sugli atti del nuovo governo se l’auspicata riconversione ecologica dell’economia che chiediamo da decenni sta per diventare finalmente realtà».
La versione integrale del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza proposto da Legambiente è consultabile a questo link.
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