Le anomalie del vortice polare degli ultimi mesi hanno favorito la formazione del buco dell’ozono artico. Il freddo e le sostanze chimiche, infatti, sono rimaste intrappolate sulla regione artica a causa di un vortice polare da record, contribuendo ad innescare la distruzione dello strato di ozono sulla regione artica.
Come sappiamo, di solito il buco dell’ozono si forma ogni anno al Polo Sud, sopra l’Antartide. Vederlo sopra l’Artico è un fatto decisamente più raro. E’ più difficile infatti che si formi il buco dell’ozono sopra l’Artico perché qui le temperature della stratosfera difficilmente scendono sotto i -80°C, a causa dei continui scambi di masse d’aria con le medie latitudini, e perché il vortice polare artico di solito si dissipa entro la fine dell’inverno, prima del ritorno della luce del sole che innesca la distruzione dell’ozono stratosferico. Sorprende anche l’estensione del buco dell’ozono attuale: le sue dimensioni sono piuttosto ampie, circa 3 volte più grande della Groenlandia.
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Il buco dell’ozono di solito si forma sopra l’Antartide, a circa 10-50 chilometri di quota. Qui le temperature particolarmente rigide degli inverni favoriscono la formazione di nuvole stratosferiche che, sotto l’effetto della radiazione solare, favoriscono l’efficienza delle reazioni delle sostanze chimiche presenti nella stratosfera, come il cloro e il bromo, capaci di “mangiare” lo strato di ozono.
Quest’anno il vortice polare record ha intrappolato l’aria fredda al Polo Nord, permettendo la formazione di nuvole stratosferiche polari e, quindi, l’impoverimento dell’ozono stratosferico. Come riporta la rivista scientifica Nature, nelle ultime settimane si sono registrati livelli bassissimi di ozono. Negli ultimi giorni i livelli di ozono stratosferico, misurati attraverso sonde aerologiche, sono crollati del 90% a 18 chilometri di quota. In zone in cui l’ozono di solito raggiunge le 3.5 parti per milione sono stati rilevati valori intorno alle 0.3 parti per milione.
Non è la prima volta che si forma un buco dell’ozono sull’Artico. La perdita di ozono stratosferico nella regione artica è stata individuata per la prima volta nell‘inverno del 1991-92 e circa un terzo dell’ozono negli strati inferiori della stratosfera sopra la Groenlandia è scomparso nel 1993.
Tra gli episodi più recenti c’è quello dell’inverno del 2015-2016 e del 2010-2011, in cui si è verificata una distruzione record dell’ozono, ridotto del 38%. Finora, solo nel Marzo 2011 si era registrata una perdita di ozono comparabile a quella del buco antartico, osserva l’Ingv Ambiente.
La situazione attuale non è da meno, anzi: la distruzione dell’ozono in Artide sta raggiungendo valori mai osservati prima nell’emisfero settentrionale. Secondo l’Ingv quest’anno abbiamo assistito alla formazione del secondo (in ordine di tempo) e probabilmente del più importante “buco” di ozono artico.
Secondo Gloria Manney, scienziata dell’atmosfera alla NorthWest Research Associates in Socorro, «ci sono alcuni indicatori che ci fanno presupporre che questo evento sarà più intenso di quello del 2011». In stratosfera, infatti, ci sarebbe ancora molto cloro che potrebbe distruggere l’ozono ulteriormente nei prossimi giorni. Allo stesso tempo, però, la situazione potrebbe migliorare in seguito alla “rottura” del vortice polare.
Nonostante sia prevista una completa “guarigione” dello strato di ozono entro il 2060, secondo l’Ingv finché i livelli di CFC resteranno elevati, la situazione in Artide può riservare brutte sorprese.
Secondo un rapporto dell’Agenzia Spaziale Europea, a lungo andare, anche piccole riduzioni di temperatura nel vortice artico potrebbero avere un effetto importante sullo strato di ozono. Dato che le temperature sono già vicine alla soglia di formazione delle nuvole stratosferiche polari, un piccolo calo di temperatura sarà sufficiente a causare un forte aumento della formazione di tali nuvole e quindi alla distruzione dell’ozono.
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