Molte, e gravi, le conseguenze della fusione dei ghiacciai sulle Alpi provocata dalla crisi climatica. Tra queste la perdita di preziosissime risorse idriche e quella degli ecosistemi, passando anche per i rischi per la nostra sicurezza, come purtroppo abbiamo visto di recente con la tragedia della Marmolada.
Ma c’è un altro elemento, che nel caso specifico delle Alpi ha un’importanza notevole: quello della geografia politica, ovvero dei confini, che sono stati disegnati dall’uomo e in alcuni casi hanno preso come punti di riferimento proprio i ghiacciai.
È quello che stiamo osservando per esempio nella zona del Cervino, in Valle d’Aosta, dove il confine era stato tracciato lungo il divario di drenaggio del ghiacciaio Theodul, cioè il punto in cui l’acqua andava a convergere sciogliendosi.
Con la grave perdita di spessore subita dal ghiacciaio la linea spartiacque si è spostata, e con essa il confine che separava l’Italia dalla Svizzera. È un problema per il rifugio Guide del Cervino, che negli anni Ottanta era stato costruito interamente in territorio italiano ma ora, tecnicamente, si trova per circa tre quarti in Svizzera.
La maggior parte dei ghiacciai di montagna del mondo si sta ritirando a causa dell’aumento delle temperature, ma quelli delle Alpi sono particolarmente vulnerabili.
Sono principalmente due i fattori in gioco. Da una parte l’aumento delle temperature, che in quest’area avanza a ritmi doppi rispetto alla media globale provocando una più rapida fusione del ghiaccio e una minore presenza di neve, fondamentale nei mesi più freddi per ricostruire il ghiaccio perso, e nei mesi più caldi per proteggere il ghiaccio sottostante attraverso una copertura bianca.
Dall’altra parte, a rendere particolarmente fragili i ghiacciai delle Alpi c’è anche la loro dimensione: sono più piccoli rispetto alla maggior parte dei ghiacciai di montagna che si trovano nel resto del pianeta, con una copertura di ghiaccio piuttosto ridotta che di conseguenza si fonde più facilmente.
Molti ghiacciai delle Alpi sono ormai destinati a scomparire e non possiamo fare niente per evitarlo. Ma se continueremo a lasciare che le emissioni di gas serra aumentino, entro il 2100 perderanno quasi tutta la loro massa attuale (più dell’80 per cento).
A riferirlo la Reuters, che ha approfondito la questione parlando con diversi glaciologi italiani, francesi e austriaci. Gli scienziati hanno confermato che i ghiacciai vanno incontro a perdite record. Ci si aspetta che già alla fine di questa estate estrema i ghiacciai nelle Alpi italiane subiranno un’ampia perdita di copertura, ha detto alla Reuters il vicepresidente del Comitato Glaciologico Italiano Marco Giardino.
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