Il 2 febbraio è la Giornata mondiale delle zone umide, sempre più minacciate da inquinamento, sviluppo urbano e innalzamento del livello del mare. Sono passati 50 anni da quando è stato creato un trattato internazionale per proteggere le zone umide ma, in tutto il mondo, queste aree stanno ancora scomparendo tre volte più velocemente delle foreste.
Il 2 febbraio 1971, infatti, i rappresentanti di 18 nazioni riuniti a Ramsar, in Iran, adottarono la Convenzione sulle zone umide, chiamata anche Convenzione di Ramsar, un trattato volto a conservare le zone umide di tutto il mondo. Ad oggi, 171 Paesi hanno firmato il trattato. Ma dal 1971, più del 35% delle wetlands del mondo sono state prosciugate dalle azioni dell’uomo o perse per l’innalzamento del livello del mare.
Le “wetlands” comprendono una vasta gamma di ecosistemi inondati in modo permanente o stagionale. Sono spesso lungo la costa, sotto forma di paludi erbose o foreste di mangrovie, ma possono anche trovarsi più all’interno, come paludi forestali o torbiere dove l’acqua si raccoglie e satura il terreno. Sono spesso alimentate da fiumi e affluenti e contengono laghi.
Sono zone belle dal punto di vista naturalistico ma soprattutto svolgono un importante ruolo in diversi ecosistemi. Oltre a salvaguardare le cose dall’erosione, aiutano a mantenere il microclima, sono fondamentali per la coltivazione del riso, che è l’alimento principale per circa il 20% della popolazione mondiale. Importante è anche il loro ruolo a livello economico con circa 660 milioni di persone che dipendono da pesca e acquacoltura. Mentre le foreste sono spesso descritte come i “polmoni della Terra”, perché sono importanti fonti di ossigeno, le zone umide sono descritte come “i reni”, perché filtrano le sostanze inquinanti a monte.
Il tema della giornata mondiale 2022 è “Wetlands Action for People and Nature”. In questo modo si sottolinea l’importanza delle azioni per garantire la conservazione e l’uso sostenibile delle zone umide per l’uomo e la salute del pianeta.
In Italia si contano 57 siti designati come Zone Umide di Importanza Internazionale (Siti Ramsar), con una superficie di 73.982 ettari. Di questi, la Sardegna ne conta ben 9, tra cui l’ultimo nato alla foce del Rio Posada: questa peculiarità rende la Sardegna una delle Regioni con più superficie di zone umide RAMSAR in Italia con il 17% della superficie nazionale.
Tra le varie iniziative per celebrare questa giornata c’è quella della fondazione Medsea che ha lanciato il concorso sulle zone umide in Sardegna #WWDSardegna per sensibilizzare sul tema dell’ambiente e promuovere questi habitat ancora così poco conosciuti.
Dal 2 al 9 febbraio, tutte le foto a tema stagni e lagune di Sardegna postate sui profili pubblici Instagram con l’hashtag #WWDSArdegna e #ActForWetlands con breve pensiero o un aforisma d’accompagnamento, indirizzate a @medsea_foundation, verranno selezionate e valutate da una giuria di esperti, che sceglierà le migliori sulla base dell’efficacia del messaggio.
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