Anche quest’estate la Siberia sta bruciando: numerosi e vasti incendi stanno bruciando da settimane ampie zone del nord della Russia. Il fumo sprigionato ha persino raggiunto il Polo Nord, rischiando di accelerare la fusione dei ghiacci.
Secondo le autorità la Jacuzia le zone colpite dagli incendi sono colpite da una grave siccità, tra gli episodi peggiori degli ultimi 150 anni. Secondo un recente studio gli incendi che hanno colpito la Siberia l’anno scorso sono stati favoriti dal caldo eccezionale che, a causa della crisi climatica, sta diventando 600 volte più probabile in questa zona.
Alle alte latitudini i satelliti hanno rilevato alte concentrazioni di fumo, aerosol e monossido di carbonio a causa dei vasti incendi che stanno bruciando non solo in Russia, ma anche tra Canada e Stati Uniti occidentali. Secondo le rilevazioni satellitari (GFAS – Global Fire Assimilation System) lo scorso mese gli incendi hanno prodotto le emissioni totali più alte dal 2003 per il mese di luglio.
E raggiungendo il Polo Nord il fumo rischia di depositarsi sul ghiaccio, e ciò rappresenterebbe un problema per le condizioni di salute della banchisa artica, già provata dalle condizioni climatiche.
Il fumo potrebbe infatti modificare l’albedo del ghiaccio, ossia la sua capacità di riflettere la luce solare, e quindi il calore. La cenere infatti se si depositasse al suolo andrebbe a scurire la superficie chiara del ghiaccio, che quindi finirebbe per intrappolare più calore di quanto dovrebbe, andando ad accelerare il processo di fusione nei prossimi mesi o anni.
L’Artide è già in difficoltà: è la regione del Mondo che si sta scaldando più velocemente a causa della crisi climatica. Secondo l’ultimo bollettino del National Snow and Ice Data Center, nel mese di luglio la banchisa di ghiaccio artico ha raggiunto la quarta estensione più bassa dal 1979.
Nella prima parte del mese l’estensione è risultata essere simile a quella record (del periodo) del 2020, ma fortunatamente nel corso dei giorni il processo di fusione è rallentato. Complessivamente a luglio si sono fusi 2.96 milioni di chilometri quadrati di ghiaccio, ad un ritmo di 95.300 km2 al giorno. Il picco minimo di fusione stagionale verrà raggiunto a metà settembre, dopo di che con il ritorno del freddo l’estensione della banchisa tornerà ad aumentare.
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