La Nuova Zelanda agisce contro la crisi climatica varando un piano per cercare di aiutare la popolazione ad affrontare l’innalzamento del mare, le inondazioni, le tempeste e gli incendi. La proposta, che si trova ancora in fase di consultazione, delinea riforme radicali di istituzioni, consigli e leggi per cercare di fermare le persone che costruiscono in aree pericolose, preservare i tesori culturali, migliorare le risposte ai disastri, proteggere il sistema finanziario dagli shock di futuri disastri e riformare alcuni settori come turismo, pesca e agricoltura.
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La crisi climatica incombe in ogni parte del mondo, ma la sfida che si pone davanti al governo della Nuova Zelanda è quella di proteggere le città, in gran parte costiere, dall’innalzamento dei mari e dalle inondazioni. Nell’ultimo anno alcune comunità sono state ripetutamente colpite da inondazioni devastanti. A marzo, per esempio, Tairawhiti è stata colpita dalla sua seconda inondazione distruttiva in meno di un anno. L’anno scorso invece le inondazioni a Westport hanno danneggiato o reso invivibili circa 450 case.
Secondo il Governo della Nuova Zelanda, adattare le città e il patrimonio abitativo al rischio dell’innalzamento dei mari e delle inondazioni è un problema di grossa portata. Basta pensare che 675.000 persone, vale a dire un neozelandese su sette, vivono in aree soggette a inondazioni, per un valore di quasi 100 miliardi di dollari di edifici residenziali. Altri 72.065 vivono in aree che si prevede saranno soggette a un innalzamento estremo del livello del mare.
Secondo il rapporto governativo, il numero di persone esposte a questo tipo di rischi non può che aumentare a causa della crisi climatica. Secondo i dati rilevati, inoltre, nell’arco di dieci anni (dal 2007 al 2017) il contributo del cambiamento climatico alle inondazioni e alla siccità da solo è costato ai neozelandesi circa 840 milioni di dollari in danni assicurati e perdite economiche.
Ecco perché le proposte avanzate dal governo includono:
La bozza del Piano Nazionale di adattamento delinea le mosse che intraprenderà la Nuova Zelanda nei prossimi sei anni per far fronte a rischi legati alla crisi climatica. Naturalmente si tiene anche conto della protezioni dei siti culturali nonché di una riforma del settore turistico. Per esempio, anche i turisti internazionali potranno contribuire a creare “infrastrutture resilienti e adattabili all’ambiente naturale che utilizzano”. In tal senso si starebbe pensando a una tassa di arrivo o altre tasse sui turisti. Il piano sarà aperto alla consultazione pubblica prima che le proposte siano finalizzate dal governo.
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