Dopo la tromba d’aria, il temporale è senza dubbio il fenomeno meteorologico più violento sulla nostra penisola. In ogni istante sul nostro pianeta sono simultaneamente in atto 2000-3000 temporali e il loro numero, in un anno, è di 16 milioni circa. Facendo qualche conto si scopre che in atmosfera si verificano circa 100 fulmini al secondo, ma di questi solo pochi raggiungono direttamente il suolo. Si stima così che ogni 3 secondi un fulmine si abbatte su qualche punto della superficie terrestre.
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Un fulmine è molto potente, quando si scarica al suolo, può causare danni ingenti. Ce lo ricorda, ogni volta, il fragore assordante del tuono. La potenza media di un fulmine può raggiungere i 10 GW (ossia 10 miliardi di Watt). Si tratta di un valore enorme, superiore, a titolo di esempio, a quello di una moderna centrale nucleare la cui potenza varia tra 0,6 e 1,6 GW.
In piena crisi climatica, in un mondo alla ricerca di energie alternative, pulite e rinnovabili, è lecito chiedersi: i fulmini possono rappresentare una soluzione alla sostenibilità energetica?
La risposta purtroppo è no. Il problema è la durata del fulmine stesso, in media appena 20-30 milionesimi di secondo. Per questo motivo, nonostante la sua gigantesca potenza, un fulmine sarebbe in realtà in grado di generare una quantità di energia appena sufficiente a mantenere accesa una lampadina da 100 watt per un paio di giorni. Quindi di per sé catturare un singolo fulmine servirebbe davvero a poco. Inoltre, bisognerebbe trovare un modo per immagazzinare questa energia elettrica, perché non sarebbe possibile introdurla direttamente nella rete di distribuzione.
In Italia, ogni anno, cadono in media circa 1,2 milioni di fulmini. Nella migliore delle ipotesi, quella in cui fossimo in grado di catturare tutti i fulmini prodotti sul nostro territorio, l’energia complessiva sarebbe stimata attorno ai 600-700 GWh (Gigawattora). Ma si tratterebbe solo dello 0.2 per cento del consumo attuale di elettricità nel nostro paese. Il contributo dei fulmini al bilancio energetico nazionale sarebbe ancora più basso in uno scenario più realistico, in cui solo una piccola parte di essi verrebbe effettivamente catturata.
Insomma non ci resta che puntare sulle attuali fonti rinnovabili solo in parte sfruttate, su una migliore efficienza energetica e sulla riduzione dei nostri consumi.
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