Clima

Il costo umano della crisi climatica: 2 miliardi di persone esposte a temperature pericolose

Il riscaldamento globale porterà miliardi di persone al di fuori dalla “nicchia climatica” in cui l’umanità ha prosperato per millenni, esponendole a temperature senza precedenti e a condizioni meteorologiche estreme. Un nuovo studio, pubblicato su Nature e condotto dai ricercatori del Global Systems Institute dell’Università di Exeter, in Gran Bretagna, e dell’Università di Nanchino, in Cina ci fa riflettere sull’enorme costo umano della crisi climatica.

I costi del cambiamento climatico sono spesso stimati in termini monetari, ma ciò solleva senza dubbio anche questioni etiche. Lo studio ha voluto quantificare con precisione il numero di persone che rimarrebbero fuori dalla “nicchia climatica umana”, definita come la “distribuzione storicamente conservata della densità relativa della popolazione umana rispetto alla temperatura media annuale”.

Il cambiamento climatico ha già messo circa il 9% delle persone (oltre 600 milioni) al di fuori di questa nicchia. Entro la fine del secolo (2080-2100), con un riscaldamento globale di circa 2,7 °C un terzo (22-39%) delle persone potrebbe restare al di fuori da questa nicchia. Ridurre il riscaldamento globale da 2,7 a 1,5 °C comporterebbe una diminuzione di circa 5 volte della popolazione esposta a un caldo senza precedenti (ossia segnato da una temperatura media annua di 29 °C).

È emerso che la maggior parte delle persone ha vissuto in luoghi con temperature medie annue che si comprese tra 13°C  e  25°C. Le condizioni al di fuori di queste temperature medie sono troppo calde, troppo fredde o troppo secche e sono associate a tassi di mortalità più elevati, minore produzione di cibo e minore crescita economica. Gli scienziati hanno quindi utilizzato modelli climatici e di popolazione per esaminare i probabili cambiamenti futuri nel numero di persone al di fuori della nicchia climatica, che hanno definito come superiore a una temperatura media annua di 29°C.

La ricerca si è dunque concentrata su cosa significherebbe un surriscaldamento del genere per le persone che si ritroverebbero a vivere al di fuori della “nicchia climatica” in cui la specie umana ha prosperato negli ultimi 300mila anni circa. Nonostante l’impegno dell’Accordo di Parigi a mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei due gradi rispetto ai livelli preindustriali, le politiche attuali in assenza di misure stringenti, potrebbero causare un riscaldamento di 2,7 °C entro la fine del secolo.

L’analisi è la prima del suo genere ed è in grado di trattare tutti i cittadini allo stesso modo, a differenza delle precedenti valutazioni economiche relative ai danni della crisi climatica, che sono state sempre orientate verso i più ricchi. Le stime economiche valutano quasi sempre i ricchi più dei poveri, perché hanno più beni da perdere, e tendono a valutare chi è in vita ora rispetto a chi vivrà in futuro. In questo studio, secondo gli autori, vengono invece tutte le persone alla pari.

Nei Paesi con popolazioni molto numerose e climi già caldi, la maggior parte delle persone sarà spinta al di fuori della nicchia climatica umana, con India e Nigeria che dovranno affrontare i cambiamenti peggiori. L’India soffre già di ondate di calore estreme e un recente studio ha rilevato che più di un terzo dei decessi legati al caldo nelle estati 1991-2018 si è verificato come conseguenza diretta del riscaldamento globale causato dall’uomo.

Redazione

Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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