Il Parlamento europeo ha dato il via libera definitivo alla riforma della Politica Agricola Comune, la PAC, che regola i sussidi per le aziende agricole. Può sembrare un tema trascurabile per le categorie che non sono legate al mondo dell’agricoltura, ma la Politica Agricola Comune di fatto influenza tutti i cittadini europei sotto numerosi aspetti.
Primo fra tutti, quello economico: secondo i dati resi noti dal Consiglio Europeo la politica agricola comune, da sola, rappresenta circa un terzo dell’intero bilancio dell’UE (54 miliardi di euro all’anno) e si stima che costi intorno a 30 centesimi al giorno a ogni cittadino europeo.
Tra le altre cose, la PAC ha effetti anche sulla qualità e i prezzi degli alimenti che acquistiamo, sulla tutela dell’ambiente e delle risorse naturali, e sulle emissioni che produciamo.
L’approvazione definitiva del Parlamento Europeo è arrivata dopo un negoziato molto lungo sulla Politica Agricola Comune, che negli ultimi anni ha rappresentato uno dei temi più spinosi per gli addetti ai lavori dell’Unione Europea.
La discussione su come ripartire i fondi destinati all’agricoltura si è trascinata per quasi tre anni, e dopo lunghe trattative tra Commissione UE, Parlamento europeo e governi nazionali nel giugno 2021 si è trovato un accordo molto contestato: gli ambientalisti hanno avvertito che non è in linea con il Green Deal Europeo per quanto riguarda l’ambizione dal punto di vista dell’ambiente e del clima, e lo hanno accusato di essere troppo favorevole alle più grandi aziende agricole, responsabili di un dannoso sfruttamento del terreno e di un’importante fetta delle emissioni di gas serra prodotte nel Continente.
Secondo una ricerca pubblicata da Greenpeace lo scorso anno, solo gli allevamenti intensivi generano il 17 per cento di tutte le emissioni di gas serra dell’Unione Europea, superando quelle prodotte dalle automobili.
Il “regolamento sui piani strategici della PAC” è stato approvato martedì 23 novembre dal Parlamento Europeo con 452 voti favorevoli, 178 contrari e 57 astensioni, il “regolamento orizzontale” con 485 voti favorevoli, 142 contrari e 61 astensioni e il “regolamento sull’organizzazione comune dei mercati” con 487 voti favorevoli, 130 contrari e 71 astensioni.
A sostenere l’accordo, i parlamentari europei di estrema destra, i gruppi conservatori e liberali, e anche una parte dei socialisti, guidati dalla delegazione italiana e quella spagnola. Il gruppo dei Verdi, la maggior parte dei gruppi di sinistra e gli eurodeputati socialisti tedeschi hanno votato contro l’accordo.
Con il timbro finale del Parlamento Europeo manca solo la ratifica (che a questo punto si può dare per scontata) da parte del Consiglio dei ministri dell’Energia che si riuniranno il 2 dicembre, e poi la Politica Agricola Comune entrerà ufficialmente in vigore dal primo gennaio 2023: per tutto il 2022 saranno ancora valide delle regole transitorie.
I finanziamenti, circa 54 miliardi di euro all’anno, saranno divisi tra quelli diretti agli agricoltori (individuati come “primo pilastro” della PAC) e quelli finalizzati a sostenere lo sviluppo rurale nei Paesi membri dell’UE (il “secondo pilastro”). Sono previste inoltre misure di mercato volte ad affrontare situazioni difficili, come un improvviso calo della domanda per timori sanitari o una contrazione dei prezzi a seguito di una temporanea eccedenza di prodotti sul mercato.
In un comunicato stampa, il Parlamento Europeo ha annunciato il via libera alla nuova Politica Agricola dell’Unione descrivendola come «più verde, più equa, più flessibile e trasparente».
La percentuale dei finanziamenti da destinare a imprese piccole e medie rappresenta un progresso, ma di fatto la fetta più ampia dei sussidi continua a essere indirizzata in base alle dimensioni delle aziende agricole, premiando di conseguenza quelle più grandi, e a finanziare il sistema degli allevamenti intensivi.
Sebbene la “nuova” PAC si ponesse l’obiettivo di dedicare maggiore attenzione alla protezione dell’ambiente e del clima, il testo approvato non sembra segnare una svolta significativa rispetto alla precedente politica agricola, che secondo quanto rivelato da un rapporto della Corte dei Conti europea non era riuscita a contrastare le emissioni di gas serra da parte dell’agricoltura UE nonostante 100 miliardi di euro fossero stati stanziati proprio a questo scopo.
Con le norme precedenti l’80 per cento dei finanziamenti della PAC era finito ad appena il 20 per cento delle aziende, le più grandi d’Europa. E con la riforma approvata dal Parlamento non si profila una vera svolta.
Come denuncia in una nota Simona Savini, che si occupa della campagna agricoltura di Greenpeace Italia, il testo approvato avvantaggia «le aziende più grandi e più inquinanti, taglia fuori i piccoli agricoltori e non fa nulla per affrontare il terribile impatto dell’agricoltura industriale sull’ambiente e sulla salute delle persone».
«È tempo che l’UE affronti il tema dell’alimentazione e dell’agricoltura in modo organico – sottolinea Savini -, con una politica alimentare comune che garantisca alimenti sani e accessibili anche alle persone con meno disponibilità economiche, ricavi equi per gli agricoltori e la tutela dell’ambiente da cui tutti dipendiamo».
Secondo Eleonora Evi, Europarlamentare dei Verdi, il testo definitivo della Pac rappresenta uno «schiaffo al Green Deal». I soldi pubblici «andranno ancora in larghissima parte ad agrobusiness e allevamenti intensivi», denuncia: «non è quello che serve all’agricoltura, ai contadini, agli animali, alla nostra salute, al pianeta».
Per protestare contro il voto del Parlamento Europeo il gruppo dei Verdi ha celebrato il “funerale” dell’agricoltura sostenibile nell’Unione.
«La nuova PAC avrebbe dovuto essere un’opportunità per aiutare gli agricoltori nella transizione verso una produzione sostenibile di cibo – commenta -, invece è stato un regalo colorato di verde per le grandi aziende agricole e sono stati messi da parte i piccoli agricoltori e i lavoratori agricoli migranti».
La nuova politica «non è in linea con il Green Deal Europeo – aggiungono i Verdi -, e nemmeno con la strategia Farm to Fork (dal produttore al consumatore, ndr), che era stata approvata in precedenza dal parlamento europeo».
La palla ora passerà ai governi dei paesi membri, che saranno chiamati a mettere in atto dei piani strategici per attuare la politica agricola europea. Significa che il Governo italiano «ha ancora l’opportunità di migliorare il futuro dell’agricoltura» del Paese, afferma Savini di Greenpeace Italia, «a partire da una graduale riduzione della produzione e del consumo di carne e latticini, che attualmente sono la principale causa degli impatti ambientali del nostro sistema agroalimentare».
Fino al 26 maggio sono molti gli eventi promossi dal WWF a favore delle nostre…
Dato il livello di surriscaldamento globale antropogenico raggiunto - circa + 1,2 °C rispetto al…
La grave siccità che ha colpito Panama, con ripercussioni anche per il trafficatissimo Canale di…
Il Kenya continua a fare i conti con forti piogge e inondazioni nei pressi di…
Negli Usa si sta verificando una violenta fase di maltempo e, soprattutto tra venerdì e…
Il Museo per le Nazioni Unite - UN Live è un’organizzazione internazionale che ha come…