Tra domenica 25 luglio e lunedì 26 si è svolto un vertice sul clima che, in vista della COP26, ha riunito a Londra i rappresentanti di oltre 50 paesi. Il summit è stato convocato dallo stesso Alok Sharma, presidente designato della COP26, per discutere le questioni più critiche e stabilire le azioni da intraprendere prima dei negoziati in programma per novembre.
I ministri che si sono riuniti a Londra hanno assicurato l’intenzione di puntare a +1.5°C di riscaldamento globale, mirando dunque verso l’obiettivo più ambizioso dell’Accordo di Parigi. Il summit ha portato a dei passi avanti importanti su alcuni punti chiave, primo fra tutti quello relativo alla spinosa questione dei 100 miliardi di dollari all’anno che i paesi sviluppati avevano promesso di stanziare a favore dei paesi meno ricchi entro il 2020 e che finora non sono arrivati.
Si è stabilito che la Germania e il Canada porteranno avanti un programma volto a raccogliere e utilizzare la cifra pattuita per sostenere i paesi meno sviluppati nel contrasto all’emergenza climatica.
«Mobilitare finanziamenti internazionali per il clima è essenziale per sostenere i paesi in via di sviluppo nella riduzione delle emissioni di gas serra e nell’adattamento ai cambiamenti climatici», ha detto il segretario di Stato tedesco, Jochen Flasbarth, spiegando che «una parte fondamentale (di questo processo, ndr) è mantenere l’impegno dei paesi sviluppati a mobilitare congiuntamente 100 miliardi di dollari all’anno fino al 2025». Nelle prossime settimane verrà delineata con più precisione la strategia per mettere in atto il programma, ha spiegato Flasbarth, in coordinamento con il Canada e la Presidenza della COP26.
Timide speranze arrivano anche dalla discussione sull’articolo 6 dell’Accordo di Parigi, relativo ai mercati del carbonio, su cui i ministri di Singapore e Norvegia hanno stabilito di consultarsi in modo informale per trovare un accordo.
Molti temi restano aperti, e c’è delusione soprattutto sulla questione delle tempistiche per l’abbandono del carbone. Dopo la fumata nera di Napoli, dove i ministri dell’ambiente del G20 non hanno saputo trovare un accordo, anche i negoziati Londra si chiudono con un nulla di fatto.
«Non siamo stati in grado di convincere tutti i paesi ad accettare l’eliminazione graduale dell’energia a carbone – ha confermato il presidente designato della COP26 – il che è stato molto deludente». Alok Sharma ha avvertito che se non si raggiunge l’accordo per una graduale eliminazione del carbone sarà «estremamente difficile» raggiungere l’obiettivo di 1.5°C.
A questo punto un momento cruciale per la possibile soluzione di questo nodo sarà il vertice di Roma del G20, che si svolgerà tra il 30 e il 31 ottobre e rappresenterà una tappa fondamentale per definire l’impegno delle maggiori economie mondiali, nonché dei paesi responsabili dell’85 per cento delle emissioni globali, in vista della COP26 di Glasgow.
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