La Svezia ha chiuso l’ultima centrale elettrica a carbone del Paese. E lo ha fatto addirittura due anni prima del previsto. La chiusura ha riguardato lo stabilimento di Värtaverket, a Hjorthagen, nella zona est di Stoccolma, La struttura è di proprietà di Stockholm Exergi, e in una nota dell’azienda si legge che la chiusura è “una pietra miliare” per la Svezia, sempre più orientata verso le rinnovabili.
La Svezia diventa così il terzo paese europeo ad abbandonare completamente il carbone. Nel 2016 è stata la volta del Belgio e pochi giorni fa anche l’Austria ha compiuto lo storico passo chiudendo per sempre l’impianto a carbone di Mellach, nella Stiria, e concludendo così il suo phase-out.
La capitale svedese è sulla buona strada per il suo teleriscaldamento che sarà prodotto interamente da energia rinnovabile o riciclata entro il 2030. Il teleriscaldamento, che viene utilizzato in molte città europee, è più efficiente e produce molto meno inquinamento rispetto alle caldaie in ogni singola abitazione.
Solo 30-40 anni fa Stoccolma era quasi interamente dipendente dai combustibili fossili e la chiusura definitiva della centrale di Värtaverket è arrivata con ben due anni di anticipo. La società aveva precedentemente affermato che le sue attività basate sul carbone sarebbero cessate nel 2022 e già nell’autunno scorso si era verificata una significativa riduzione. L’inverno è stato però particolarmente mite e a causa di un calo della domanda di elettricità è stata presa la decisione di chiudere prima del previsto l’intera centrale elettrica invece di aspettare altri due anni.
Ora l’azienda testerà soluzioni per produrre energia da biomasse integrando sistemi CCS (carbon capture and storage) che permettono di catturare la CO2 e di conseguenza realizzare un ciclo di produzione energetica a emissioni negative. L’anidride carbonica prodotta dalla combustione delle biomasse verrà infatti recuperata e immagazzinata nel sottosuolo.
In Europa altri sei Paesi sono intenzionati a uscire dal carbone entro il 2025: la Francia nel 2022, Slovacchia e Portogallo nel 2023, la Gran Bretagna nel 2024 seguita dall’Irlanda nel 2025. La Germania a inizio anno ha annunciato di voler anticipare l’addio al carbone al 2035, mentre in precedenza l’obiettivo era il 2038.
E L’Italia? L’annunciata data del 2025 sembra sempre più lontana. A fine gennaio il testo definitivo del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec) è stato inviato alla Commissione europea. Nel testo si legge che l’Italia “intende” (nel testo precedente il verbo utilizzato era “ritiene”) accelerare la transizione dai combustibili fossili alle fonti rinnovabili ma tutto ciò sarà vincolato alla realizzazione di infrastrutture e di impianti sostitutivi con costi molto elevati e passaggi burocratici che, come sappiamo, sono la palla al piede del nostro Paese. Il tutto in vista di una crisi economica senza precedenti a causa della pandemia in corso.
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