Adesso anche l’Italia ha un inviato speciale per il Clima: si tratta del diplomatico Alessandro Modiano, che sabato 15 gennaio è stato nominato da Luigi Di Maio, Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, e Roberto Cingolani, Ministro della Transizione Ecologica.
La nomina di un inviato speciale per il Clima in Italia era attesa da tempo, ed è in linea con gli impegni che sono stati assunti durante la COP26 di Glasgow e con il Green Deal Europeo.
Il ministro della Transizione Ecologica ha sottolineato in una nota che la diplomazia climatica ha un peso sempre maggiore e rappresenta una «componente fondamentale della politica estera dell’Italia e dell’Unione Europea».
Commentando la nomina di Alessandro Modiano, il ministro Di Maio ha detto che l’Italia «conferma il suo impegno nella lotta ai cambiamenti climatici e la volontà di confermare la propria leadership su uno dei temi decisivi per la sopravvivenza del nostro Pianeta così come lo conosciamo».
Sulla stessa linea le dichiarazioni del ministro Cingolani, secondo cui la nomina dell’inviato speciale per il clima «rafforza ulteriormente la leadership dell’Italia nella lotta ai cambiamenti climatici e rappresenta un ulteriore importante strumento grazie al quale il nostro Paese può affrontare l’emergenza del riscaldamento globale». In quest’ottica, ha aggiunto il ministro, la collaborazione tra il suo ministero e quello presieduto da Di Maio «emerge come un’opportunità straordinaria all’interno di una partita di portata mondiale».
57 anni, Alessandro Modiano ha alle spalle una lunga carriera diplomatica che lo ha portato a ricoprire incarichi in diverse rappresentanze italiane all’estero e dal 2018 è direttore centrale per le questioni globali alla Farnesina e vice direttore generale per la mondializzazione e le questioni globali.
La sua nomina arriva dopo un lungo stallo: la figura dell’inviato speciale per il clima era stata istituita in Italia da oltre sei mesi ma finora il ruolo era stato ricoperto dal ministro Cingolani. Molti avevano letto l’impasse come sintomo di tensioni tra il Ministero della Transizione Ecologica e quello degli Esteri, legate probabilmente ai relativi ruoli nelle trattative internazionali sul clima.
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