Le Olimpiadi invernali sono a rischio se le temperature continuano ad aumentare. Secondo un nuovo studio, infatti, la crisi climatica e il costante riscaldamento del Pianeta potrebbero rendere molto complicata la ricerca di località con abbastanza neve e ghiaccio da poter ospitare i Giochi. In base ai dati, solo 21 delle precedenti località delle Olimpiadi invernali sarebbero in grado di ospitare in modo affidabile l’importante evento sportivo in futuro se le emissioni globali non dovessero calare.
Nell’Artico più pioggia che neve entro la fine del secolo se non si tagliano le emissioni |
Dai risultati del nuovo studio, emerge che città come Vancouver, Torino e PyeongChang potrebbero diventare luoghi inadatti per le Olimpiadi invernali entro la fine del secolo. Nelle Alpi, sede di numerose Olimpiadi invernali tra le quali le prime nel 1924, anche se le emissioni dovessero calare drasticamente solo Albertville, a 2.100 m sul livello del mare, rimarrebbe un luogo affidabile per i Giochi entro la metà del secolo.
I ricercatori hanno utilizzato un sondaggio completato da 339 atleti e allenatori di massimo livello, individuando quattro parametri climatici in base ai quali la competizione negli sport invernali può considerarsi equa e sicura: temperature inaccettabilmente basse o alte, pioggia, neve bagnata e scarsa copertura nevosa. Dai risultati si evince che le condizioni ingiuste e non sicure sono notevolmente aumentate negli ultimi 50 anni nelle precedenti località delle Olimpiadi invernali. Una tendenza destinata a continuare, sottolineano gli esperti.
“Nessuno sport può sfuggire agli impatti di un clima che cambia. Il raggiungimento degli obiettivi dell’accordo di Parigi è fondamentale per salvare gli sport sulla neve così come li conosciamo e garantire che ci siano luoghi in tutto il mondo dove ospitare le Olimpiadi invernali”, ha affermato Daniel Scott, ricercatore dell’Università del Surrey e autore principale dello studio, pubblicato sulla rivista Current Issues in Tourism.
L’impatto delle temperature sempre più calde sugli sport invernali è già molto evidente. A gennaio, per esempio, l’assenza di neve e le alte temperature hanno costretto gli organizzatori della Coppa del mondo di sci alpino a Zagabria a cancellare lo slalom maschile dopo soli 19 corridori ma non prima che uno di essi, il francese Victor Muffat-Jeandet, si schiantasse infortunandosi alla caviglia.
Le temperature alle Olimpiadi invernali sono aumentate costantemente: da una media di 0,4°C negli anni ’20-’50, a 3,1°C negli anni ’60-’90 e 6,3°C nel 21° secolo. Questo ha costretto le città ospitanti ad adottare misure sempre più drastiche affinché i Giochi potessero disputarsi. Nel 2010, Vancouver ha ricorso al trasporto della neve in elicottero durante i giochi mentre nel 2014 Sochi, la città più calda ad ospitare le Olimpiadi invernali, ha immagazzinato tonnellate di neve dell’inverno precedente da utilizzare in caso di emergenza.
Pechino, sede ospitante delle Olimpiadi invernali 2022 che si disputeranno a febbraio, sta affrontando diversi problemi di impatto ambientale. Le piste da sci sono infatti situate in una zona che ha registrato solo 2 cm di nevicata tra gennaio e marzo dello scorso anno, motivo per il quale i Giochi si svolgeranno internamente su neve artificiale.
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