Il 10 agosto si è festeggiata la Giornata mondiale del leone. Il WWF ha sottolineato quanto sia a rischio
Negli ultimi 20 anni il numero dei leoni in Africa è sceso del 43%. Le minacce principali: degrado dell'habitat, diminuzione delle prede elettive, conflitto con l’uomo e bracconaggio
Ogni 10 agosto si festeggia la Giornata mondiale del leone e in occasione di questa data il WWF ha sottolineato quanto questo animale sia a rischio: negli ultimi 20 anni in Africa il numero di questi mammiferi è sceso del 43%. Agli inizi del ‘900 si contavano più di 200000 esemplari africani, oggi ne rimangono circa 30000. Pur essendo presenti in 27 Paesi africani, solo in 7 di questi si contano popolazioni con più di 1000 presenze. Una sottospecie, la Panthera leo persica, è presente anche in Asia ma rischia l’estinzione con poche centinaia di individui registrati. L’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura classifica i leoni come specie “vulnerabile”.
Il WWF sta contribuendo al censimento dei leoni nel Parco Nazionale di Tsavo, in Kenya, attraverso l’implementazione di un metodo innovativo, basato sull’acquisizione e l’analisi di migliaia di immagini, alcune delle quali li mostrano mentre sbadigliano o dormono, altre in cui sembrano più attivi e solitari mentre in altre sono immortalati mentre si muovono in branco. Queste fotografie aiutano il team di ricerca a contarli tramite il riconoscimento dei singoli individui. Il metodo, denominato SECR acronimo di “Spatially Explicit Capture-Recapture” permette dunque di stimare il numero di individui presenti in un territorio tramite la cattura e ricattura di immagini in un certo periodo di tempo.
Aumentare la precisione delle stime della popolazione è fondamentale per migliorare gli sforzi di conservazione e salvaguardia. Le minacce principali per la sua sopravvivenza sono: degrado dell’habitat, diminuzione di alcune delle sue prede elettive, conflitto diretto e indiretto con l’uomo e bracconaggio legato anche al commercio illegale di pellicce e altre parti del corpo. Un altro pericolo che mette a rischio la conservazione sul lungo termine di questo felino è l’aumento degli accoppiamenti tra consanguinei e la conseguente perdita di diversità genetica, causato dalla frammentazione dell’habitat e dalla presenza di popolazioni sempre più piccole e isolate tra loro.
Si stima che il leone occupi solo il 10% del suo areale originario ed è dunque sempre più complicato per i giovani individui spostarsi per colonizzare nuove aree e diffondere i propri geni lontano dalla zona dove sono nati. Proteggere questi animali non significa solamente salvaguardare una specie ma anche garantire il benessere di più di 300 milioni di persone che vivono nell’Africa sub-sahariana, fornendo servizi essenziali come l’acqua per le città in rapida crescita.
I leoni contribuiscono direttamente ai servizi ecosistemici innanzitutto perché sono animali iconici in grado di attrarre ogni anno milioni di turisti nelle aree dove vivono, contribuendo dunque a muovere le economie di molti Paesi africani. Il mantenimento delle foreste e delle savane alberate abitate da questi carnivori, contribuisce allo stoccaggio del carbonio e quindi alla lotta ai cambiamenti climatici. Alcuni studi stimano che le aree di presenza del leone forniscano circa l’11% dei servizi ecosistemici legati al controllo dell’erosione, alla protezione delle coste e alla mitigazione degli effetti delle alluvioni.
Purtroppo il bracconaggio e il commercio illegale di pellicce e parti del corpo continuano a rappresentare un grave pericolo anche all’interno delle riserve naturali dove dovrebbero essere protetti. Negli Stati Uniti i safari di caccia vengono venduti al costo di un minimo di 2500 fino a circa 143000 dollari. Questo è il prezzo per uccidere un leone, un elefante, un rinoceronte e altre specie vulnerabili e portare a casa macabri trofei. In Africa però ci sono anche soluzioni ancora più barbare per massacrarli senza troppi sforzi: una di queste è la cosiddetta caccia ai leoni in scatola. In questa formula vengono allevati in fabbriche vere e proprie, poi trasferiti in minuscoli recinti. Rimangono bloccati in queste aree in attesa che il proiettile di chi paga per vivere questa esperienza li trafigga. Una pratica disumana.