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Le barriere coralline di Komodo: un ecosistema unico ma tanto fragile

Sono molti i progetti di ripristino dei coralli e di monitoraggio della salute delle barriere supportati da organizzazioni locali e internazionali

Le barriere coralline di Komodo, situate nel Parco Nazionale di Komodo in Indonesia, sono tra le più spettacolari e biodiverse al mondo, parte del celebre Triangolo dei Coralli, un’area rinomata per la sua straordinaria ricchezza marina situata nelle acque marine tropicali dell’Indonesia, Malesia, Papua Nuova Guinea, Filippine, Isole Salomone e Timor Est. Il Triangolo corallino è considerato il centro globale della biodiversità marina e una priorità globale nella conservazione.
Foto di yuejun gao da Pixabay

Biodiversità eccezionale

Le barriere di Komodo ospitano oltre 1000 varietà di pesci, 260 specie di coralli e numerose altre creature marine, come tartarughe, squali, mante, delfini e dugonghi. Questa biodiversità è dovuta alla posizione geografica, con le correnti dell’Oceano Indiano e Pacifico che si incontrano, creando un ambiente ricco di nutrienti. Siti come Batu Bolong, Crystal Rock e Manta Point sono noti per la loro abbondanza di vita marina, con coralli duri e molli che formano paesaggi sottomarini mozzafiato. Le forti correnti marine e le acque ricche di plancton favoriscono la crescita di coralli sani, attirano grandi specie pelagiche e la temperatura dell’acqua che varia tra 23°C e 29°C, crea un habitat ideale per molte specie marine.
Foto di Stefania Andriola

Importanza ecologica e culturale

Le barriere coralline di Komodo sono cruciali per l’ecosistema marino, fornendo habitat, zone di riproduzione e cibo per innumerevoli specie. Sostengono le comunità locali che dipendono dalla pesca e dal turismo subacqueo. Il Parco Nazionale di Komodo, istituito nel 1980 e dichiarato Patrimonio UNESCO, protegge sia il famoso drago che le barriere. Purtroppo questo ecosistema meraviglioso è continuamente minacciato dai cambiamenti climatici, dalla pesca eccessiva e dal turismo di massa: l’aumento della temperatura dell’acqua causa lo sbiancamento dei coralli e pratiche come la pesca con esplosivi o l’eccessivo traffico di barche e subacquei stressano fortemente la zona.
Foto di Stefania Andriola

Sforzi di conservazione

Il Parco Nazionale di Komodo applica regolamenti rigorosi per limitare l’impatto del turismo, come il controllo del numero di visitatori e delle attività di immersione e sono molti i progetti di ripristino dei coralli e di monitoraggio della salute delle barriere supportati da organizzazioni locali e internazionali che cercano anche di coinvolgere le comunità locali in programmi di sensibilizzazione per promuovere pratiche sostenibili. I diversi progetti di ripopolamento e ripristino delle barriere coralline si concentrano su tecniche come la frammentazione e il trapianto di coralli su strutture artificiali, la creazione di vivai sottomarini e l’uso di substrati stabili per favorire la ricrescita naturale. Non solo mirano a rigenerare i reef ma anche a coinvolgere le popolazioni indigene per un approccio sostenibile.

Foto di Stefania Andriola

Principali progetti a Komodo

Di seguito alcuni esempi chiave che combinano scienza, comunità e innovazione:

  • Progetto di Ripristino Post-Pesca con Dinamite (The Nature Conservancy): si tratta di uno dei più antichi, partito nel 2000 ha riabilitato circa 4 ettari (40.000 m²) di campi di detriti nel Parco Nazionale di Komodo. La tecnica utilizzata prevede la stabilizzazione del fondale con grandi pile di rocce grezze che fungono da substrato per la ricolonizzazione naturale dei coralli e il ritorno di pesci e invertebrati. Studi hanno mostrato aumenti significativi nella copertura corallina in queste aree, dimostrando l’efficacia del metodo in contesti ad alta corrente come Komodo. Il progetto è stato supportato da monitoraggi scientifici che confermano il recupero ecologico.
Foto di Stefania Andriola
  • Task Force per il Ripristino delle Barriere Coralline (Coral Triangle Center): finanziato da Bloomberg Philanthropies’ Vibrant Oceans Initiative, questo gruppo include esperti del Coral Triangle Center, Mars Incorporated e fondazioni locali. Iniziato nel 2021, opera in aree marine protette fornendo formazione su metodi resilienti come il “coral gardening” (coltivazione e trapianto di frammenti), la propagazione larvale e strutture artificiali. L’obiettivo è creare una rete nazionale di praticanti competenti, con visite in loco per cercare soluzioni e corsi online gratuiti sulle migliori pratiche. A Komodo, si concentra sulle aree marine protette per contrastare lo stress antropico, migliorando la resilienza dei reef al fenomeno dello sbiancamento.

  • Coinvolgimento comunitario e iniziative locali (Liquid Adventures Indonesia e Partner): operatori turistici eco-sostenibili come Liquid Adventures che collaborano con comunità locali (inclusi gli Ata Modo e Bajo) in progetti di “coral gardening” e monitoraggio. Queste azioni includono trapianti di coralli su frame modulari e programmi educativi per ridurre l’impatto del turismo. Nel 2024-2025 si sono concentrate su siti come Pink Beach e Batu Balong, integrando il ripopolamento con pattuglie anti-pesca illegale. Il coinvolgimento comunitario è cruciale: ex pescatori vengono formati come “coral gardeners”, creando posti di lavoro e riducendo la dipendenza dalla pesca distruttiva.

  • Progetti governativi e internazionali (Ministero dell’Ambiente Indonesiano e WWF): il governo, attraverso il Parco Nazionale di Komodo, supporta trapianti su larga scala come parte della strategia nazionale per il Coral Triangle. WWF integra questi sforzi con monitoraggio della biodiversità, inclusi reef come Castle Rock e Letuhoh dove si promuove la ricrescita per specie iconiche come le mante ray. Recentemente (2023-2024) Global Conservation ha potenziato le zone di ripopolamento “no-take” ossia quelle aree dove è vietata qualsiasi forma di prelievo, inclusa la pesca, al fine di tutelare la biodiversità, favorire la riproduzione delle specie e garantire un effetto di “spillover” (fuoriuscita di pesci) nelle zone circostanti, per favorire la rigenerazione naturale.

Impatto e prospettive future

Questi progetti hanno già dimostrato successi tangibili: ad esempio a Komodo, pile di rocce hanno portato a un aumento della copertura corallina del 20-30% in aree trattate, con ritorno di specie ittiche. Tuttavia il successo dipende dal monitoraggio continuo e dalla lotta al cambiamento climatico. Per il 2030 l’Indonesia mira a espandere questi sforzi, con enfasi su tecniche innovative come il MARRS (Mars Assisted Reef Restoration System), testato in altre regioni e potenzialmente adattabile a Komodo.

Foto di visa vietnam da Pixabay

Stefania Andriola

Lavoro in redazione da febbraio 2010. Mi piace definirmi “giornalista, scrittrice e viaggiatrice”. Adoro viaggiare, conoscere culture diverse; amo correre, andare in bicicletta, fare lunghe passeggiate ma anche leggere un buon libro. Al mattino mi sveglio sempre con un’idea: cercare di aggiungere ogni giorno un paragrafo nuovo e interessante al libro della mia vita e i viaggi riempiono le pagine che maggiormente amo. La meteorologia per me non è solo una scienza ma è una passione e un modo per ricordarmi quanto siamo impotenti di fronte alle forze della natura. Non possiamo chiudere gli occhi e dobbiamo pensare a dare il nostro contributo per salvaguardare il Pianeta. Bastano piccoli gesti.

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