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Australia, le miniere di carbone nel Galilee Basin sono una “scelta politica, non economica”. Lo studio

Qualsiasi nuova miniera di carbone realizzata nel Galilee Basin, bacino geologico interno nella regione del Queensland occidentale, non sarà economicamente sostenibile. Questo comprende ovviamente la miniera di carbone di Carmichael, di proprietà del Gruppo Adani. Lo rivela uno studio dell’Istituto tedesco per la ricerca economica. Secondo gli esperti queste miniere “molto difficilmente” saranno in grado di generare profitto, e c’è un’alta probabilità che diventino degli stranded asset, ossia investimenti destinati a perdere di valore.

Le miniere di carbone diventeranno investimenti destinati a perdere di valore: lo studio sulla situazione in Australia

Anche secondo le ipotesi più ottimistiche, secondo lo studio, infatti “le nuove miniere di carbone nel bacino della Galilea non sono economicamente sostenibili a lungo termine e saranno inclini a diventare investimenti destinati a perdere di valore. La produzione australiana di carbone da vapore diminuisce significativamente in tutti gli scenari ipotizzati dallo studio “a causa del rallentamento della domanda interna e della contrazione delle opportunità di esportazione“.

Ma secondo lo studio, non è solo una condizione australiana: “eventuali nuovi investimenti nella fornitura di carbone a vapore in Australia e nel Mondo, e in particolare orientati all’esportazione fornitura di carbone, rischiano di stranded asset“.

Lo studio quindi suggerisce che, dopo anni di proteste e ritardi, l’avvio delle operazioni alla miniera Carmichael, sebbene in scala ridotta, abbia ben poco senso e dipenda “apparentemente da una decisione politica, e non economica”.

Un calo della produzione del carbone dovrebbe accompagnare la transizione verso fonti più pulite: il calo è graduale per permettere di compensare con la crescita di altre fonti e per evitare che i lavoratori perdano il lavoro.

I labouristi, vincenti alle ultime elezioni, hanno detto che l’uso di combustibili fossili è destinato a diminuire nei prossimi anni, promettendo anche una forte riduzione delle emissioni industriali, ma hanno anche affermato che le decisioni sugli investimenti sono state prese dalle aziende. Tra le prime dichiarazioni del nuovo premier, Anthony Albanese c’è stata la promessa di un cambiamento profondo nelle politiche sul clima e di rendere l’Australia «una superpotenza delle energie rinnovabili». I Verdi, gruppo che preme per politiche climatiche ambiziose, chiedono lo stop di ogni nuovo progetto legato al gas e al carbone.

Secondo Christian Hauenstein, uno degli autori dello studio e ricercatore associato della Università di Flensburg, i risultati dell’analisi suggeriscono che non ci sia ragione nell’investire nel carbone nel Galilee Basin se non quella legata ad una decisione politica. Ad oggi è stata realizzata solo la miniera di Carmichael, ma sono stati presentati più di 10 progetti per miniere di carbone da realizzare nella zona, che è quindi entrata nelle cosiddette “bombe al carbonio” capaci di mettere a rischio gli obiettivi climatici.

Qui, secondo l’analisi, i costi operativi sarebbero più alti rispetto al resto dell’Australia e il carbone sarebbe inoltre di qualità inferiore, capace quindi di generare meno energia rispetto alla media australiana (il 17,5% in meno). Il Gruppo Adani potrebbe ricevere miliardi di dollari in sussidi attraverso le agevolazioni fiscali e tariffe ridotte per i servizi, tra cui quelli legati ai diritti all’acqua.

Il gruppo Adani ha negato i risultati dello studio e un portavoce dell’azienda ha affermato che l’analisi si basa su ipotesi sul futuro della miniera di Carmichael e sulla scomparsa del carbone, fatto “dimostrato sbagliato più e più volte in modo imbarazzante”. “Il fatto è che la miniera di Carmichael è stata costruita, e che i tassi di produzione stanno aumentando in vista della fine dei test e della messa in servizio, per entrare in piena attività in un momento di prezzi record del carbone”, ha affermato il portavoce. “Il mondo avrà bisogno di energia termica e in particolare di energia a carbone per fornire un carico di base affidabile e conveniente per i decenni a venire, man mano che introduciamo nel mix più rinnovabili”.

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Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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