La crisi climatica ha triplicato le morti dell’ultima ondata di calore in Europa

Uno studio condotto da un consorzio internazionale di ricercatori stima che il cambiamento climatico di origine antropogenica, generato cioè dalle attività umane, abbia causato circa 1.500 morti in 12 città europee durante la recente ondata di calore che ha soffocato il continente, Italia compresa, tra fine giugno e inizio luglio.
Da Milano a Madrid, da Parigi ad Atene, le temperature eccezionalmente elevate registrate tra il 23 giugno e il 2 luglio 2025 non sono state solo una prova di resistenza fisica e infrastrutturale, ma una vera e propria emergenza sanitaria.

Il bilancio è netto: su circa 2.300 decessi totali stimati nei 10 giorni di caldo estremo, 1.500 – il 65% – sono attribuibili al cambiamento climatico. In altre parole, le morti sono triplicate a causa delle emissioni di gas serra prodotte da petrolio, gas e carbone.
«Le temperature record di questo inizio estate stanno rendendo le nostre vite un vero e proprio inferno climatico, con morti premature triplicate, complicazioni di salute e impossibilità a svolgere le attività di tutti i giorni», ha commentato Federico Spadini della campagna clima di Greenpeace Italia. E ha sottolineato: «questa situazione è la diretta conseguenza della nostra dipendenza dai combustibili fossili, come ci dimostra lo studio appena uscito».

Le città più colpite
I ricercatori, guidati da Imperial College London e dalla London School of Hygiene & Tropical Medicine, hanno analizzato i dati di mortalità e le temperature registrate in 12 città europee. I numeri parlano chiaro:
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Milano: 317 morti legate al cambiamento climatico
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Barcellona: 286
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Parigi: 235
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Londra: 171
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Roma: 164
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Madrid: 108 (il 90% dei decessi attribuito al clima)
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Atene: 96
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Budapest: 47
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Zagabria: 31
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Francoforte e Lisbona: 21
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Sassari: 6
Un bilancio peggiore di disastri come le alluvioni del 2024 a Valencia (224 morti) o del 2021 in Europa nord-occidentale (243).

Un killer silenzioso
L’ondata di calore ha fatto registrare valori oltre i 40 °C in diverse aree europee, costringendo molti Paesi a chiusure scolastiche, restrizioni al lavoro all’aperto e persino alla disattivazione di impianti nucleari. Ma mentre fenomeni come incendi e tempeste lasciano dietro di sé immagini e macerie, il caldo uccide nel silenzio di case e ospedali, colpendo in particolare le persone più vulnerabili. Secondo lo studio, l’88% delle vittime erano over 65 con patologie pregresse come cardiopatie, diabete o problemi respiratori. Tuttavia, i ricercatori avvertono che il caldo può essere pericoloso per tutte le fasce d’età, con una stima di 183 decessi tra le persone di età compresa tra i 20 e i 64 anni.
«Il cambiamento climatico uccide. Intensifica le ondate di calore e porta le persone fragili oltre il limite», ha dichiarato Garyfallos Konstantinoudis, ricercatore dell’Imperial College. E ogni decimo di grado in più, avvertono gli esperti, ha conseguenze drammatiche.
Non è un’eccezione, è la nuova normalità
Lo studio si basa su metodi scientifici validati per stimare i decessi da caldo, confrontando l’impatto reale delle temperature estreme con uno scenario ipotetico in cui il clima non si fosse stato riscaldato di 1,3 °C rispetto all’epoca preindustriale.
Ben Clarke, del Centre for Environmental Policy dell’Imperial College ha sottolineato che: «con appena 1,3 °C di riscaldamento globale, vediamo già migliaia di morti. Ma potremmo arrivare a +3 °C entro fine secolo se non acceleriamo la transizione energetica. Questo significherebbe ondate di calore ancora più forti, più vittime, e sistemi sanitari sotto pressione».
Le soluzioni esistono, ma serve volontà politica
I ricercatori sottolineano l’importanza di misure immediate e di lungo periodo. Servono più spazi verdi e blu in città per mitigare l’effetto isola di calore, piani di emergenza ben rodati, centri di raffreddamento accessibili, e una rete di assistenza per le persone più esposte. Ma soprattutto, è di vitale importanza interrompere la combustione di carbone, petrolio e gas.
«Ogni litro di carburante fossile bruciato rende le prossime ondate di calore più mortali», ha dichiarato Friederike Otto, una delle scienziate di riferimento negli studi sul clima. «Per salvare vite dobbiamo smettere di bruciare fossili, puntare sulle rinnovabili e costruire città che sappiano resistere al caldo estremo».
Lo studio è disponibile, in inglese, a questo link.
NOTE: questo articolo è stato generato con il supporto dell’intelligenza artificiale.