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Crisi climatica e Alpi: dai ghiacciai in ritirata emergono reperti della Prima Guerra mondiale

A causa del riscaldamento globale e del conseguente ritiro dei ghiacci perenni sono emersi reperti perfettamente conservati: armi, monete, diari, slitte, tazze e anche alcuni resti dei corpi dei soldati.

Gli effetti del riscaldamento globale possono avere risvolti impensabili. L’aumento delle temperature sulle Alpi sta determinando la riduzione dei ghiacciai e, dopo un secolo, sono tornati alla luce ricoveri, reperti, armi e vettovaglie in uso durante la Prima Guerra mondiale. L’argomento è stato affrontato nei giorni scorsi anche dal New York Times che ha dedicato a questa scoperta un approfondimento.

Uno dei luoghi simbolo del conflitto che insanguinò l’avvio del secolo scorso, è stato oggetto di un grande intervento di messa in protezione dal Museo della Guerra Bianca in Adamello, in collaborazione con Ersaf-Parco dello Stelvio.

A poca distanza dalla cima del Monte Scorluzzo, a 3095 metri di quota nei pressi del Passo dello Stelvio, è riemerso un ricovero militare scavato presumibilmente dai soldati austriaci negli anni della Grande Guerra. Questo spazio freddo e umido ospitò fino al 1918 circa 20 uomini dell’esercito austro-ungarico mentre combattevano contro le truppe italiane in quella che divenne nota come la Guerra Bianca. Si trattò di una una battaglia combattuta in condizioni estremamente difficili durante la Prima guerra mondiale tra le Alpi Lombarde e le Dolomiti.

A causa del riscaldamento globale e del conseguente ritiro dei ghiacci perenni sono dunque emersi reperti perfettamente conservati: armi, monete, diari, slitte, tazze e anche alcuni resti dei corpi dei soldati.

È stato possibile recuperare praticamente intatta la baracca in legno che verrà conservata, a partire dal 2022, in un nuovo polo espositivo del Museo della Guerra Bianca l’ex caserma Pedrazzini di Bormio. In questo frangente verranno esposti anche oltre 300 oggetti recuperati dal ricevero militare: una stufa, i pagliericci su cui riposavano i soldati, due bilancini, pantaloni con diversi strati di toppe in fibre di ortica, monete, elmetti, munizioni, giornali.

La baracca e la caverna scavata nella roccia in cui era posta, sono oggetto di un progetto interdisciplinare e multidisciplinare coordinato dall’Università di Padova per approfondire l’evoluzione climatica in atto nelle nostre Alpi.

Redazione

Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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