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Trump e il clima: il secondo mandato cancella le politiche ambientali di Biden

Con il ritorno di Trump alla Casa Bianca, le politiche ambientali degli Stati Uniti subiscono una drastica inversione di rotta

Con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca nel gennaio 2025, la politica ambientale americana ha subito un vero e proprio terremoto. Dopo quattro anni in cui l’amministrazione Biden aveva cercato di rafforzare la lotta contro il cambiamento climatico, Trump ha impiegato pochissimo tempo per smontare quelle stesse misure e riportare l’America indietro nel tempo.

Dall’uscita (di nuovo) dall’Accordo di Parigi alla fine dei finanziamenti per le energie rinnovabili, passando per una massiccia deregolamentazione dell’industria fossile, il nuovo corso sembra riportare gli Stati Uniti ai tempi in cui l’ambiente era solo un fastidio burocratico per l’economia.

Addio Accordo di Parigi: l’isolamento climatico degli USA

Uno dei primi atti del nuovo governo è stato il ritiro ufficiale dall’Accordo di Parigi, una mossa che Trump aveva già fatto nel suo primo mandato e che Biden aveva annullato non appena insediato. Il messaggio è chiaro: l’America, secondo Trump, non può permettersi di seguire regole che potrebbero penalizzare la sua economia.

“Non lascerò che il nostro Paese venga schiacciato da norme ambientali ingiuste,” ha dichiarato Trump in un discorso alla Casa Bianca. “L’America deve essere libera di crescere senza catene.”

Ma a quale prezzo? Gli Stati Uniti, un tempo leader nelle discussioni globali sul clima, si trovano ora isolati. Mentre Europa e Cina accelerano sulla transizione ecologica, gli USA rischiano di perdere terreno anche sul piano economico, con le rinnovabili che si affermano come nuovo motore della crescita globale.

Stop ai finanziamenti green: le rinnovabili nel mirino

Non contento di uscire dagli accordi internazionali, Trump ha anche tagliato i fondi federali destinati all’energia pulita. I miliardi di dollari investiti nell’eolico e nel solare sotto Biden sono stati congelati o riassegnati a settori più “tradizionali”, come il petrolio e il gas.

Le aziende che operano nel settore green si sono ritrovate improvvisamente senza sostegno, e molti progetti già avviati sono stati bloccati. Nel frattempo, la nuova amministrazione ha ampliato le concessioni per le trivellazioni petrolifere, in particolare in Alaska e nel Golfo del Messico. Secondo i dati dell’Environmental Protection Agency (EPA), i nuovi permessi concessi nei primi 30 giorni di governo Trump hanno superato quelli rilasciati nell’intero anno precedente sotto Biden.

Meno controlli, più inquinamento

Un’altra mossa controversa è stata l’eliminazione o il ridimensionamento di strumenti chiave per il monitoraggio ambientale. Tra le piattaforme eliminate figurano:

-Climate and Economic Justice Screening Tool (CEJST), usata per identificare le comunità più esposte ai rischi ambientali.

-Environmental Justice Screening and Mapping Tool (EJSCREEN), che combina dati ambientali e demografici per monitorare le emissioni di gas serra.

-National Climate Assessment (NCA), il rapporto quadriennale che fotografa la situazione climatica negli USA.

Secondo gli esperti, la mancanza di questi strumenti renderà più difficile misurare e contrastare l’impatto del cambiamento climatico, aumentando il rischio per le comunità più vulnerabili.

“Stiamo tornando indietro di decenni,” ha dichiarato Gina McCarthy, ex consigliera per il clima sotto Biden. “La scienza viene ignorata e milioni di americani ne pagheranno le conseguenze.”

Tagli all’EPA e l’ascesa dei lobbisti del fossile

Come se non bastasse, Trump ha annunciato un taglio del 30% al budget dell’Environmental Protection Agency (EPA), l’agenzia federale che si occupa di monitorare e regolare l’inquinamento. Con meno risorse e meno personale, il controllo sulle emissioni industriali sarà drasticamente ridotto, aumentando il rischio di danni ambientali e sanitari.

La scelta delle persone chiave nel nuovo governo conferma questa direzione:

-Andrew Wheeler, ex lobbista del carbone, è stato nominato a capo dell’EPA.

-Mike Sommers, CEO dell’American Petroleum Institute, è diventato il principale consigliere energetico della Casa Bianca.

Queste nomine mandano un messaggio inequivocabile: le aziende dei combustibili fossili avranno mano libera come mai prima d’ora.

Proteste e resistenza: l’altra faccia dell’America

Mentre la Casa Bianca smantella le politiche ambientali, la reazione della società civile non si è fatta attendere. Migliaia di manifestanti sono scesi in piazza a Washington, New York e San Francisco per protestare contro la deregolamentazione di Trump. Organizzazioni come Greenpeace e Sierra Club hanno avviato campagne per contrastare il nuovo corso politico.

Anche alcuni stati democratici, come la California e New York, stanno cercando di contrastare le decisioni federali con normative locali più stringenti su emissioni e sostenibilità.

E ora? Il futuro incerto della politica ambientale USA

Il secondo mandato di Trump rappresenta una svolta drastica nella politica ambientale americana. Mentre il resto del mondo accelera sulla transizione ecologica, gli Stati Uniti rischiano di rimanere indietro, con un’economia sempre più dipendente dai combustibili fossili e un isolamento crescente sulla scena internazionale.

La grande domanda è: quanto a lungo gli USA potranno ignorare il cambiamento climatico senza subire conseguenze economiche e diplomatiche?

La risposta dipenderà non solo dalle decisioni di Trump, ma anche dalla capacità della società civile, delle imprese e degli stati federali di resistere a questa ondata di deregulation. Il futuro del clima – e dell’America – è ancora tutto da scrivere.

Redazione

Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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