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Quando la realtà brucia, ma l’ideologia congela: l’America che vota Trump soffre il caldo che nega

Mentre l’East Coast e il Midwest degli Stati Uniti soffrono sotto un’ondata di caldo estremo, molti degli stessi stati più colpiti sono roccaforti elettorali di Donald Trump: un Presidente che continua a negare il cambiamento climatico

Un’enorme cupola di calore, nota come heat dome, ha investito negli ultimi giorni buona parte della East Coast e del Midwest americano, portando temperature da record e colpendo oltre 190 milioni di persone. Città come New York, Boston, Washington e Philadelphia hanno superato i 38°C, con picchi previsti fino a 37°C a Central Park, sfiorando i massimi storici. Il Midwest non è stato risparmiato: Chicago, Detroit e St. Louis stanno vivendo giornate torride.

Questi eventi, sempre più frequenti, non sono semplici anomalie, ma segnali chiari di una crisi climatica in corso, alimentata dall’inquinamento e da decenni di politiche energetiche che hanno favorito i combustibili fossili.

Emergenza sanitaria: il caldo uccide

Il caldo estremo non è solo un disagio, è una minaccia reale alla salute pubblica. A New York, si stima che circa 500 persone muoiano ogni anno per cause legate all’eccessiva esposizione al calore. Le più colpite sono le comunità a basso reddito, gli anziani e i residenti in quartieri densamente popolati come Central Harlem ed East Harlem, dove la mancanza di spazi verdi e la difficoltà ad accedere a sistemi di raffreddamento amplificano i rischi.

Le autorità sanitarie hanno lanciato piani d’emergenza, attivando centri di raffreddamento e diffondendo raccomandazioni per limitare le attività all’aperto nelle ore più calde. Ma la lotta è impari, soprattutto quando le temperature restano elevate anche di notte, impedendo il raffreddamento naturale degli edifici.

Infrastrutture in crisi: treni lenti e blackout possibili

Anche i trasporti risentono pesantemente delle alte temperature. Amtrak ha dovuto rallentare i treni tra Washington, New York e Philadelphia per evitare danni ai binari, mentre il trasporto urbano mostra crepe sempre più evidenti. Il rischio di blackout, dovuto alla domanda record di energia per l’aria condizionata, è alto, e mette in discussione la resilienza di infrastrutture progettate in un’epoca in cui il clima era più stabile.

Caldo, inquinamento e cambiamenti climatici: un triangolo pericoloso

Durante le ondate di calore, la qualità dell’aria peggiora sensibilmente. La pressione atmosferica blocca l’aria calda vicino al suolo, favorendo l’accumulo di ozono e particolati nocivi. Le conseguenze sono gravi soprattutto per chi soffre di asma, malattie cardiache o polmonari, aggravando i costi sociali e sanitari già elevati.

Eppure, nonostante l’evidenza scientifica, in ampie fasce del dibattito politico americano continua a resistere il negazionismo climatico. Tra i suoi più noti rappresentanti, il presidente Trump ha sempre osteggiato le politiche per il clima, promuovendo l’uso di carbone e petrolio, e ritirando gli Stati Uniti dagli accordi di Parigi sul clima.

Una tendenza in crescita: caldo sempre più lungo e intenso

I dati parlano chiaro: le proiezioni per il 2100 indicano che tutto il territorio statunitense sarà colpito da ondate di calore più lunghe, più intense e più frequenti. Questo significa più morti, più consumi energetici, e più emissioni, in un circolo vizioso difficile da spezzare.

Quando la realtà brucia, ma l’ideologia congela

Almeno 18 degli stati attualmente in allerta per caldo estremo hanno sostenuto Donald Trump alle elezioni del 2024. Tra questi, spiccano North Carolina, Georgia, Pennsylvania, Missouri, Ohio, Iowa e Tennessee — territori oggi tra i più esposti all’ondata di calore, ma anche tra i più restii ad accettare l’urgenza della crisi climatica.

È una contraddizione stridente: il clima presenta il conto, ma una parte consistente dell’elettorato continua a sostenere chi quel conto lo ignora o addirittura lo nega.

Il paradosso dell’America che scotta è che gli stessi cittadini che oggi soffrono per temperature record e infrastrutture prossime al collasso sono quelli che, in larga parte, hanno sostenuto un leader politico che definisce il riscaldamento globale “una bufala”. Il vero nodo resta, ancora una volta, politico: quanto ancora si potrà ignorare l’evidenza prima che anche il negazionismo, come l’asfalto sotto il sole, cominci a cedere?

Elisabetta Ruffolo

Elisabetta Ruffolo (Milano, 1989) produttrice Tv e Giornalista. Approda a Meteo Expert nel 2016 dove si occupa di coordinare le attività di divulgazione scientifica in ambito televisivo e radiofonico sulle reti Mediaset. Laureata in Public Management presso la facoltà di Scienze politiche dell’Università degli studi di Milano. Ha frequentato l’Alta scuola per l’Ambiente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore per il Master in Comunicazione e gestione della sostenibilità.

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