Energia

Crisi energetica: un peso insostenibile per famiglie e imprese

Il prezzo dell'energia elettrica nei primi mesi dell'anno è raddoppiato

La crisi energetica è la nuova trincea. Il rialzo dei prezzi delle bollette per famiglie e imprese sta diventando insostenibile e, in questo nuovo campo di battaglia, frutto anche dei due durissimi anni della crisi pandemica, i protagonisti sono tensioni internazionali, difficili equilibri geopolitici, la necessità di abbattere le emissioni di gas serra e di scegliere fonti energetiche pulite, ma anche errori e fragilità mai risolte.

Da dove deriva l’energia elettrica che utilizziamo in Italia?

L’Italia produce l’89,3% dell’energia elettrica che utilizza in un anno, secondo i dati statistici diffusi da Terna, la società che gestisce la rete elettrica italiana, riferiti al 2020. La quota restante (il 10,7%) deriva dalle importazioni nette dall’estero per un ammontare di 32,2TWh, in diminuzione del 9,5% rispetto al 2019. La domanda di energia elettrica nel 2020 è stata pari a 301,2TWh, registrando una flessione del 5,8% rispetto all’anno precedente.
La produzione nazionale lorda è stata pari a 280,5TWh, registrando un – 4,5% rispetto al 2019. In dettaglio la produzione è stata coperta per il 57,6% dalla termoelettrica non rinnovabile (in calo del -8,2% rispetto al 2019), per il 17,6% dall’idroelettrica (+2,8% rispetto al 2019) e per il restante 24,7% dalle fonti eolica, geotermica, fotovoltaica e bioenergie (eolica -7,1%, fotovoltaica +5,3%, geotermica -0,8% e bioenergie +0,4% rispetto al 2019).

Il gas al centro della crisi energetica

Soltanto 12 mesi fa, a inizio 2021, il gas naturale costava in Europa 15 euro a megawattora, nel dicembre scorso il prezzo è arrivato alla cifra impensabile di 180 euro. In seguito le quotazioni si sono abbassate e ora si attestano tra 70 e 80 euro, un prezzo ancora troppo elevato da sostenere per famiglie e imprese. Dal 2019, periodo pre-crisi, in Europa  il prezzo è aumentato del 723%, mentre negli USA “soltanto” del 66%.

La tempesta perfetta è avvenuta: dopo la crisi globale dovuta alla pandemia, con la ripresa economica si è verificato un eccesso di domanda energetica con i prezzi che sono schizzati alle stelle. Un rimbalzo che ha messo in luce tutte le fragilità dell’Italia e dell’Europa, dipendenti dalle importazioni di gas, alle prese con la sfida cruciale del Green Deal e con le energie rinnovabili ancora troppo indietro rispetto alla realtà dei fatti. Per il sistema produttivo italiano la bolletta energetica è passata dagli 8 miliardi del 2020, ai 21 dell’anno scorso, con una previsione di 37 miliardi per il 2022.

A determinare questa situazione drammatica dunque c’è soprattutto anche la Russia: quest’inverno sono state tagliate le forniture di gas russo per l’Italia e per buona parte dell’Europa (con l’eccezione della Germania). I dati che arrivano dai flussi in entrata dal Tarvisio indicano che si è passati da 2,62 miliardi di metri cubi a dicembre a 1,5 a gennaio con un calo dunque del 43%

Gas e nucleare, inoltre, sono stati inseriti dalla Commissione Europea nella tassonomia dell’UE, una classificazione di ciò che può o non può essere considerato sostenibile a livello ambientale e climatico a scopo di investimento. Il settore dell’energia è responsabile di tre quarti delle emissioni di gas serra a livello globale e per affrontare in modo efficace la crisi climatica occorre trasformarlo in modo radicale.

L’Italia è tra i Paesi europei più esposti al rincaro

L’aumento del prezzo del gas naturale per l’italia si sta facendo sentire in modo molto forte, anche perché il mix energetico del nostro Paese privilegia questa fonte.

Il 42% del consumo totale di energia in Italia nel 2020 deriva dal gas, contro il 38% del Regno Unito, il 26% della Germania, il 23% della Spagna (che si affida di più al petrolio) e il  17% in Francia (che conta sul nucleare).Il significativo livello a cui sono giunte le rinnovabili in Italia (sole, vento, etc.), pari all’11% del consumo energetico non è abbastanza per contenere il ruolo di gas e petrolio. Altri Paesi sono nettamente più avanti di noi sul fronte delle rinnovabili con la Germania al 18%, il Regno Unito al 17%, e la Spagna al 15%.

L’Italia tra una politica energetica poco efficace e la dipendenza dall’estero

La politica energetica italiana è stata sempre piuttosto traballante ed è stata segnata da momenti importanti: nel 1987 il referendum sul nucleare a fissione ha sancito la rinuncia del nostro Paese a questa fonte di energia. Nel 1999 è arrivata la liberalizzazione del mercato dell’energia con il decreto Bersani e l’inizio dello smantellamento del monopolio esistente nel campo dell’energia elettrica, con l’entrata in campo di altri operatori.
Nel 2007 nascono la Borsa elettrica e quella del gas e, tramite il decreto Bersani bis, viene previsto un passaggio graduale dal Servizio a Maggior Tutela al mercato libero (obbligatorio, dopo vari rinvii: dal 1° gennaio 2021, per imprese e PMI e, dal 1° gennaio 2024, anche per tutte le famiglie italiane e le microimprese). Da ultimo arriva il referendum sulle trivelle nel 2016, che ha fermato le trivellazioni e l’estrazione di petrolio e gas in mare entro il limite di 12 miglia nautiche.

Il nostro Paese, infatti, dipende dall’estero pur essendo un produttore di petrolio e gas. È infatti importato l’89% del petrolio, il 94% del gas, il 100% del carbone (dati Centro Studi Confindustria). Siamo comunque in linea con agli altri grandi paesi europei: per il gas, in Germania la dipendenza dall’estero è del 95%, in Francia è del 100%.

Tra l’elevato consumo energetico e la forte dipendenza dall’estero, alla fine dei conti la fattura energetica pagata dall’Italia è davvero elevata. Nel 2020 l’import netto di energia è stato pari a 23,4 miliardi di euro, di cui 14,0 per il petrolio e 8,9 per il gas naturale (stime UNEM). Nel 2021 il balzo dei prezzi lo ha peggiorato in misura marcata.

Nel bilancio delle famiglie italiane l’energia conta molto:  nel paniere dei consumi (sul quale si calcola l’inflazione) elettricità e gas per l’abitazione contano per il 4,5%, i carburanti per i trasporti il 3,8%. In totale l’energia conta per l’8,3%  e il rialzo dell’inflazione nel corso del 2021 è stato determinato dal rialzo dei prezzi energetici. Tutto ciò ha anche causato uno stop alla risalita dei consumi privati a fine 2021 e inizio 2022.

Secondo i dati forniti da Eurostat l’Italia è al primo posto fra i paesi dell’Unione Europea con il prezzo a kWh dell’elettricità più alto per i clienti non domestici ed è al sesto posto per quanto riguarda il prezzo pagato dai clienti domestici, grazie alla presenza del Mercato a Maggior Tutela con le tariffe calmierate stabilite dall’Authority.

Il premier Mario Draghi intanto ha affermato di essere al lavoro su un nuovo provvedimento che potrebbe valere tra i 5 e i 7 miliardi per calmierare gli aumenti di luce e gas. I sindaci per protesta “spegneranno” i monumenti e gli uffici pubblici.

Redazione

Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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