Artico alle prese con vasti incendi: evento senza precedenti
Oltre cento i roghi divampati nelle ultime sei settimane. La situazione più grave in Alaska e Siberia
Una serie di incendi senza precedenti sta interessando l’Artico. Sono oltre cento i roghi divampati nelle ultime sei settimane nell’area compresa tra la Siberia e l’Alaska, oltre alla Groenlandia occidentale. Copernicus EU (The European Union Earth Observation Programme) il Programma di Osservazione della Terra dell’Unione Europea, insieme alla NOAA, attraverso il servizio di monitoraggio denominato CAMS, hanno tracciato e documentato la presenza di questi grossi incendi, visibili anche dai satelliti. Gli incendi boschivi sono abbastanza comuni nell’emisfero settentrionale tra maggio e ottobre, ma la latitudine e l’intensità di questi roghi, così come la durata delle fiamme, sono state particolarmente insolite.
Gli incendi artici più gravi e estesi si sono verificati in Alaska e in Siberia, e alcuni roghi hanno avuto dimensioni notevoli, paragonabili all’ampiezza di quasi 100.000 campi da calcio, o all’intera Lanzarote.
Il calore prodotto dagli incendi per tutto il mese di giugno 2019. Un numero particolarmente elevato di incendi può essere notato in Russia, Canada e Alaska. Video Copernicus
Gli incendi hanno determinato anche l’emissione di una enorme quantità di gas serra in atmosfera, circa 50 megatoni di anidride carbonica rilasciati nell’ambiente nel solo mese di giugno, che equivalgono alle emissioni annue totali di un Paese come la Svezia.
Gli incendi rilasciando anidride carbonica nell’atmosfera, contribuiscono al riscaldamento globale. I vasti incendi del 2014 in Canada, ad esempio, hanno bruciato più di 7 milioni di ettari di foreste, rilasciando oltre 103 milioni di tonnellate di anidride carbonica nell’atmosfera , la metà di quanto tutte le piante e gli alberi in Canada assorbono normalmente in un intero anno, secondo un studio della NASA.
L’ambiente artico incontaminato è particolarmente sensibile al global warming e ne subisce gli effetti più velocemente rispetto alla maggior parte delle altre regioni del Pianeta. Le particelle di fumo possono atterrare su neve e ghiaccio, facendo sì che il ghiaccio assorba la luce solare che altrimenti rifletterebbe, e quindi accelerando il processo di riscaldamento nell’Artico. Gli incendi nell’Artico aumentano anche il rischio di un ulteriore disgelo del permafrost che libera il metano, un altro gas a effetto serra.
Per la Groenlandia la situazione non è paragonabile a quella del 2017, quando le fiamme si diffusero a soli 150 km dal Circolo Polare Artico, ma comunque è degna di attenzione. Il rogo principale è divampato vicino a Qeqqata Kommunia e, secondo la Greenlandic Broadcasting Corporation, i vigili del fuoco sono riusciti a contenerlo. Ma le previsioni del Global Wildfire Information System della Commissione Europea mostrano che il rischio di incendi rimarrà elevato nei prossimi giorni per la Groenlandia occidentale.
C’è un legame tra gli incendi e la crisi climatica in atto? Sicuramente il caldo anomalo e la siccità hanno contribuito a creare le condizioni ideali per la diffusione degli incendi. I dati diffusi dal Danish Meteorological Institute (DMI) mostrano che Kangerlussuaq, l’avamposto più vicino e frequente punto di partenza per i ricercatori che studiano l’enorme calotta glaciale dell’isola, ha vissuto il maggio più caldo mai registrato.