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CO2 e riscaldamento globale: nuovo studio getta luce sugli scenari futuri

Una nuova ricerca ha stabilito con maggiore precisione le previsioni future sul riscaldamento globale in relazione alle emissioni di CO2

Un nuovo studio che ha coinvolto 25 ricercatori di 20 centri di ricerca, ha mostrato come livelli di CO2 due volte superiori ai livelli attuali possano portare ad un riscaldamento del pianeta compreso tra i 2.6 e 3.9 gradi restringendo il range di ricerche precedenti che andava da 1.5 a 4.5 gradi. I risultati di questo studio sono frutto di modelli climatici nei quali sono stati inseriti dati che tengono conto dello stato dell’arte di tutte le forzanti climatiche e oceaniche e che sono stati calibrati attraverso ricostruzioni climatiche del passato. I progressi fatti includono quindi una migliore comprensione dei complessi processi di feedback climatico, in particolare del ruolo svolto dalle nubi e l’uso di informazioni paleoclimatiche assenti in molti studi precedenti.

È probabile che tali risultati saranno oggetto di riflessione e discussione nel prossimo appuntamento di colloqui riguardante il clima globale ricordando ai responsabili politici che le possibilità di mantenere il riscaldamento ben al di sotto dei 2 gradi centigradi rispetto ai tempi pre-industriali, come concordato negli accordi del clima di Parigi, stanno diminuendo. I tassi di crescita annuali sono aumentati del 60% nel decennio 2010-2019 rispetto alla decade 1990-1999 e i livelli di CO2 alla fine di giugno, registrati alla stazione di Mauna Loa nelle Hawaii, erano di circa 416 parti per milione rispetto ai 280 del 1750. Sebbene il documento non abbia stimato quanti decenni siano necessari per il raddoppio della CO2, se i livelli di emissione attuale fossero mantenuti costanti, tale valore si dovrebbe raggiungere in circa 60-80 anni.

Il professor Steven Sherwood, principale autore della pubblicazione, ha affermato che nonostante il pianeta si sia riscaldato di circa 1.1 gradi dalla fine dell’ottocento gli effetti del riscaldamento sono ben evidenti e se tale soglia dovesse superasse i 3 gradi le conseguenze sarebbero devastanti per gli ecosistemi e la società umana. Come ribadisce Hausfather, un altro autore dello studio, nonostante modellizzare e prevedere l’evolversi del cambiamento climatico è una sfida di enorme complessità, questo nuovo studio limita la soglia superiore del riscaldamento a circa 3 gradi rispetto ai 4-4.5 dei precedenti studi.

 

Luca Maffezzoni

Nato a Brescia nel 1989, fin dalla giovane età mostra una passione innata verso le tematiche climatiche e ambientali. Dopo aver ottenuto il diploma di Liceo Scientifico consegue prima la laurea triennale in scienze ambientali attraverso la discussione di una tesi riguardante le ondate di calore estive sulla penisola italiana nell’ultimo ventennio. Successivamente, grazie una tesi sperimentale volta allo studio della risposta dei ghiacciai alpini al Global Warming, ottiene la laurea magistrale in scienze e tecnologie ambientali con indirizzo climatico presso il DISAT dell’Università Bicocca di Milano nel Novembre 2015. Dopo una breve esperienza come insegnate di matematica e scienze presso una scuola secondaria di primo grado, ottiene un assegno di ricerca presso L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) della durata di un anno dove si occupa dello sviluppo e mantenimento dell’Archivio Storico Macrosismico Italiano (ASMI). In fine, nel novembre del 2017 si traferisce all’università LJMU di Liverpool dove inizia un dottorato di ricerca volto a studiare gli effetti dei cicloni extratropicali sulla calotta glaciale Groenlandese. Tale esperienza è accompagnata da costante attività di insegnamento all’interno dell’università dove si occupa di fornire agli studenti le basi di statistica, programmazione e utilizzo di Geographic Information System (GIS) necessari per poter lavorare e gestire dati meteorologici, climatici e ambientali.

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