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Come si adattano le piante alla vita nelle metropoli. Lo studio di 287 scienziati sparsi in 160 città

L'urbanizzazione è un fenomeno globale: il Global Urban Evolution Project mostra come lo sviluppo urbano influenzi l'ambiente

Dal 2014 un gruppo di 287 scienziati sparsi in 160 città di 26 diversi Paesi sta monitorando come lo sviluppo urbano influenzi l’ambiente locale: si tratta del Global Urban Evolution Project che vuole comprendere se e come l’urbanizzazione stia causando un’evoluzione parallela a livello globale. Lo scopo è capire quali siano le caratteristiche delle città e i fattori climatici che determinano se le popolazioni si adattano o meno agli ambienti urbani e se gli esseri viventi che vivono in città stiano sviluppando le stesse strategie di sopravvivenza indipendentemente da dove si trovano nel mondo. In base alla prima pubblicazione degli autori sull’autorevole rivista scientifica Science sembrerebbe di si se si fa riferimento alle piante urbane, in particolare al trifoglio bianco.

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L’urbanizzazione è un fenomeno globale: si stima che 1000 città coprano fino al 3% della superficie terrestre. Per un biologo evoluzionista queste città rappresentano una straordinaria opportunità per studiare l’evoluzione in itinere. “L’urbanizzazione trasforma gli ambienti in modi che alterano l’evoluzione biologica. Abbiamo esaminato se il cambiamento ambientale urbano guidi l’evoluzione parallela campionando 110019 piante di trifoglio bianco da 6169 popolazioni in 160 città in tutto il mondo. Le piante sono state testate per una difesa antierbivora mendeliana che influisce anche sulla tolleranza ai fattori di stress abiotici. I gradienti urbano-rurali sono stati associati all’evoluzione dei cline in difesa nel 47% delle città del mondo. La variazione della forza dei cline è stata spiegata dai cambiamenti ambientali nello stress da siccità e nella copertura vegetale che variavano tra le città. Il sequenziamento di 2074 genomi di 26 città ha rivelato che l’evoluzione dei cline urbano-rurali era meglio spiegata dall’evoluzione adattiva, ma il grado di adattamento parallelo variava tra le città”.

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Il trifoglio bianco è stato scelto come soggetto dello studio per la sua natura cosmopolita: cresce nei prati e nelle aiuole di tutte le città prese in esame (Toronto, Monaco, Melbourne, Tokyo ecc..). Per scoprire in che modo questa pianta stia rispondendo dal punto di vista evolutivo all’urbanizzazione, gli scienziati si sono concentrati in particolare su una sua funzione fisiologica fondamentale: la produzione di acido cianidrico che serve alla pianta sia per difendersi dagli erbivori, sia per aiutarla a resistere allo stress causato da un’eventuale mancanza d’acqua.​ L’analisi comparata della condizione dei trifoglio bianco in giro per il mondo ha dimostrato quindi che gli esemplari urbani producono molto meno acido cianidrico rispetto a quelli selvatici, indipendentemente da dove si trovino. Un trifoglio del centro di Tokyo produce meno acido cianidrico di uno che cresce nelle campagne ma ne produce la stessa quantità prodotta da un trifoglio del centro di Londra. Questo perché in città i due fattori sopracitati hanno un peso molto minore sulla sopravvivenza delle piante: gli erbivori sono pochi se non assenti e raramente alle piante manca l’acqua, uno dei vantaggi del vivere in un ambiente urbano sotto lo stretto controllo degli esseri umani.

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Global Urban Evolution Project sintetizza i risultati dello studio in questo modo: un trifoglio di Toronto e uno di Berlino sono più simili tra loro di quanto lo siano uno di Toronto e uno che cresce in una foresta canadese. È una prova clamorosa di evoluzione parallela influenzata direttamente dalle nostre attività e questo è solo l’inizio di un lungo percorso che si allargherà ad altre piante e che potrà aiutarci a capire anche come comportarci con le specie animali che da queste piante dipendono.

Stefania Andriola

Lavoro in redazione da febbraio 2010. Mi piace definirmi “giornalista, scrittrice e viaggiatrice”. Adoro viaggiare, conoscere culture diverse; amo correre, andare in bicicletta, fare lunghe passeggiate ma anche leggere un buon libro. Al mattino mi sveglio sempre con un’idea: cercare di aggiungere ogni giorno un paragrafo nuovo e interessante al libro della mia vita e i viaggi riempiono le pagine che maggiormente amo. La meteorologia per me non è solo una scienza ma è una passione e un modo per ricordarmi quanto siamo impotenti di fronte alle forze della natura. Non possiamo chiudere gli occhi e dobbiamo pensare a dare il nostro contributo per salvaguardare il Pianeta. Bastano piccoli gesti.

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