ZeroCO2 in Tanzania per supportare le comunità Masai. Il progetto che vuole contrastare la desertificazione e aiutare l’emancipazione femminile
L'iniziativa prevede la donazione di alberi a gruppi di donne. Inoltre viene offerto un programma formativo legato alla loro gestione, manutenzione nel tempo e sulle tecniche agroforestali
ZeroCO2 è nata nel 2019 grazie alla sinergia tra Andrea Pesce, italiano e il guatemalteco Virgilio Galicia: durante un incontro in Guatemala questi due giovani under 30 hanno deciso di unire le forze per supportare la popolazione e un territorio in piena emergenza ambientale. Partendo dal Guatemala si sono poi interessati anche a Perù, Argentina e successivamente anche all’Italia. La loro idea è stata quella di creare una piattaforma online per l’adozione di alberi da frutto e forestali; attraverso la gestione di questi progetti di piantumazione, l’azienda appoggia il lavoro delle comunità contadine che ricevono in donazione gli alberi e contemporaneamente possono usufruire di corsi di formazione su tecniche agricole sostenibili. Si contano dalla sua nascita ad oggi 700000 alberi piantati in diverse regioni del mondo supportando oltre 10000 famiglie: un traguardo senza precedenti raggiunto grazie al lavoro di un team appassionato e molti partner che hanno creduto nel progetto.
ZeroCO2 dichiarata da B Lab nel 2022 una delle migliori B Corp al mondo (termine che identifica quelle aziende che si impegnano a rispettare determinati standard e operano in modo tale da ottimizzare il loro impatto positivo verso i loro dipendenti, le comunità nelle quali operano e l’ambiente) ha da poco avviato un nuovo importante progetto in Tanzania dove sono stati scelti i villaggi di Lendikinya e Arkaria nel Distretto di Monduli nella Regione Arusha. Il distretto di Monduli è un piccolo agglomerato di villaggi su un altopiano della Grande Rift Valley, tra la pianura di Serengeti, il cratere di Ngorongoro, il lago Manyara, la gola di Olduvai, il Tarangire National Park e il Kilimangiaro. La regione è abitata dalle comunità rurali Masai che tradizionalmente basano il proprio sostentamento sull’agricoltura e sull’allevamento, attività sempre più minacciate dai cambiamenti climatici, in particolare dall’erosione dei terreni che aggredisce i campi, rendendoli incoltivabili e creando divisioni sociali.
Sono le donne che hanno il compito di produrre cibo, cucinare, fare le faccende domestiche, raccogliere acqua e legna da ardere ad ore di distanza. Hanno poche risorse finanziarie e, nella maggior parte dei casi uno status sociale basso. I Masai non hanno meccanismi per adattarsi ai cambiamenti climatici e nelle diete della maggior parte delle famiglie mancano vitamine e nutrienti chiave perché il consumo di frutta e verdura è quasi inesistente.
Il progetto prevede la donazione di alberi da frutto, forestali e medicinali a dei gruppi di donne. Ad ogni partecipante, oltre agli alberi, viene offerto un programma formativo legato alla gestione, manutenzione degli alberi nel tempo e sulle tecniche agroforestali, al fine di garantire la sopravvivenza delle piante, migliorando al contempo la produzione agricola. Verrà dato anche un supporto lungo tutta la fase di crescita degli alberi che arrivati a maturità, potranno rappresentare una sicurezza alimentare, attraverso la raccolta dei frutti, energetica, con la potatura dei rami ma anche economica con la possibilità per le donne di avviare nuovi progetti imprenditoriali.
La Tanzania è stata scelta per questa iniziativa anche perché negli ultimi decenni ha risentito duramente della deforestazione. Il Paese che conta quasi 60 milioni di abitanti, è occupato per il 35% da foreste ma il tasso di deforestazione annuo si avvicina all’1,5%, principalmente a causa dell’agricoltura intensiva e dell’industria del legname. Per mettere in prospettiva il problema, negli ultimi 30 anni ha perso il 25% del proprio territorio forestale con un ritmo in continua accelerazione. I cambiamenti climatici determinano anche un’eccessiva siccità che unita alla deforestazione porta all’impoverimento delle sostanze organiche del terreno. Quando questo succede, la terra non contiene più carbonio e zucchero necessari alla sopravvivenza degli alberi e per garantire la biodiversità: muore. Questo fenomeno prende il nome di desertificazione.
Come per gli altri suoi programmi nel mondo, zeroCO2 coniuga il progetto ambientale con l’impatto sociale in un luogo dove la biodiversità sta diminuendo e l’acqua è una risorsa limitata con la frequenza delle piogge che è notevolmente diminuita, rendendo la produzione agricola sempre più difficile. Domina ormai l’imprevedibilità delle stagioni secche e umide che portano a eventi climatici estremi più frequenti, come siccità e piogge intense.