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Rinnovabili bloccate dalla burocrazia ma l’Italia potrebbe raggiungere l’indipendenza elettrica entro il 2030

Il presidente di Elettricità Futura Re Rebaudengo ha chiesto al Governo e alle Regioni di rilasciare entro giugno le autorizzazioni per 60 GW di rinnovabili. Gli ostacoli alla transizione energetica non sono tecnologici ma solo burocratici

La crisi dell’energia che stiamo vivendo è certamente legata alle drammatiche vicende internazionali, anticipate da due anni di pandemia con un conseguente aumento spropositato dei prezzi, ma nel nostro Paese è anche acuita da anni di immobilismo e di scelte politiche poco coraggiose soprattutto sul fronte delle rinnovabili.

Le energie rinnovabili sono la vera e unica risposta al ricatto del gas russo ma in Italia l’ostacolo principale è dovuto principalmente alla burocrazia: per un’autorizzazione ci vogliono  circa 7 anni e, secondo i dati Terna 2021, ci sono richieste di allaccio alla rete elettrica di impianti rinnovabili per circa 170 GW di potenza che attendono da anni di essere autorizzate.
Se l’Italia spingesse sulle energie rinnovabili al ritmo di 20 GW all’anno potremmo raggiungere una sostanziale indipendenza dal punto di vista elettrico entro il 2030

Ne abbiamo parlato con Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura che, con oltre 500 imprese, rappresenta il 70% del mercato elettrico italiano. Il presidente ha recentemente chiesto al Governo e alle Regioni di rilasciare entro giugno le autorizzazioni per 60 GW di rinnovabili, pari a solo un terzo delle domande di allaccio pervenute a Terna.

Il presidente Agostino Re Rebaudengo. Crediti Elettricità Futura

Durante la conferenza stampa di presentazione del vostro piano per installare 60 GW di rinnovabili in tre anni, è stato affermato che ci sono richieste di allaccio alla rete elettrica di impianti rinnovabili per circa 170-180 GW di potenza che attendono da anni di essere autorizzate. Ci confermate questo dato?

“Per la precisione, le richieste di allaccio sono 170 GW (dato Terna di fine 2021). In occasione della conferenza stampa, ho chiesto al Governo e alle Regioni di autorizzare entro giugno 2022 circa un terzo di queste richieste, pari a 60 GW, con l’obiettivo di procedere ad installare questi impianti rinnovabili nei prossimi 3 anni. Vorrebbe dire tagliare del 20% le importazioni di gas e creare 80.000 nuovi posti di lavoro, dando un grande beneficio all’economia italiana grazie agli 85 miliardi di euro di investimenti che il settore elettrico è pronto ad avviare”.

Di quale energia si tratta? Eolico, fotovoltaico, idroelettrico o altro?

“I 60 GW di nuove rinnovabili che intendiamo installare potrebbero comprendere 12 GW tra eolico, idroelettrico, bioenergie e altre, e 48 GW di fotovoltaico, anche distribuito. È importante sottolineare che i nuovi impianti solari avrebbero un limitatissimo utilizzo di suolo. Anche nell’ipotesi, puramente ipotetica, che venissero realizzati tutti a terra occuperebbero soltanto lo 0,15% della superficie italiana, oppure lo 0,3% della superficie agricola totale, oppure l’1,3% della superficie agricola già oggi abbandonata. Lo specifico perché uno dei falsi miti che alimentano l’opposizione delle comunità locali agli impianti fotovoltaici è la presunta sottrazione di suolo all’agricoltura, un settore che già oggi è tra più colpiti dal cambiamento climatico, un’altra emergenza che vede nelle rinnovabili la soluzione più efficace”.

Perché questa enorme richiesta di allaccio è bloccata? La burocrazia gioca un ruolo in questo senso?

“Più che giocare un ruolo, la burocrazia è la causa principale del blocco delle energie rinnovabili in Italia. Come ha più volte ribadito il Presidente del Consiglio Mario Draghi, gli ostacoli alla transizione energetica non sono tecnologici, ma solo burocratici, sottolineando la necessità di accelerare la diffusione delle rinnovabili e attuare una grande semplificazione dei procedimenti autorizzativi. Elettricità Futura ha condiviso con il Governo efficaci misure per rendere più efficiente la fase del permitting affinché la sua durata non vada oltre i 12 mesi come previsto dalla legge. Attualmente, dura circa 7 anni. La burocrazia fa la parte del leone, ma a bloccare le rinnovabili sono anche i dinieghi delle Soprintendenze e del Ministero della Cultura così come le moratorie delle Regioni. Da anni le rinnovabili sono ferme, oggi questa grave crisi ci trova impreparati e vulnerabili soprattutto a causa del ritardo accumulato sul fronte della transizione energetica”.

È possibile pensare all’indipendenza energetica italiana nell’arco di 10 anni?

“Se consideriamo i consumi elettrici attuali (circa 320 TWh all’anno), al ritmo di 20 GW di nuove rinnovabili ogni anno, e ferma restando la necessità di assicurare la sicurezza e l’adeguatezza del sistema elettrico, raggiungeremmo una sostanziale indipendenza dal punto di vista elettrico entro il 2030. Per riuscire a mantenere il ritmo di 20 GW all’anno occorre, lo ribadisco, un’azione straordinaria di semplificazione e che le Regioni e le Soprintendenze diventino anch’esse promotrici dell’indipendenza energetica italiana. Oggi chi dice NO a un impianto rinnovabile dice Sì alla servitù energetica che ci lega al gas della Russia o ad altri Paesi instabili e non democratici”.

Judith Jaquet

Mi sono laureata con lode in Letterature straniere, indirizzo in Scienze della Comunicazione, con una Tesi in Linguistica generale, presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Sono iscritta all'Ordine dei Giornalisti della Lombardia (Albo dei professionisti) dal 2008, dopo aver frequentato il Master in Giornalismo Campus Multimedia dello Iulm. Lavoro nella redazione di Meteo Expert dal 2011 e mi occupo della gestione dei contenuti editoriali sul web e sui social network. Conduco le rubriche di previsioni meteo in onda sui canali Mediaset e sulle principali radio nazionali.

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