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Conigli Frankenstein: il papillomavirus che sta colpendo la fauna selvatica

Negli Stati Uniti cresce la preoccupazione per la diffusione dei cosiddetti conigli Frankenstein, animali colpiti da una rara patologia virale che causa la formazione di spine simili a corna sulla testa.

Negli ultimi mesi, negli Stati Uniti si sta assistendo a un fenomeno che sta attirando l’attenzione di cittadini e specialisti: la proliferazione dei cosiddetti conigli Frankenstein. Questi lagomorfi sono stati avvistati in diverse aree con spaventose escrescenze simili a corna o spine che crescono sulla testa e sul corpo, generando stupore e timore tra la popolazione. La presenza di questi conigli “mutanti” solleva domande su salute pubblica, malattie virali e rischi ambientali.

Che cosa sono i conigli Frankenstein e perché sono così particolari

I cosiddetti conigli Frankenstein devono il loro nome alle inquietanti protuberanze che ricordano le creazioni mostruose del celebre romanzo di Mary Shelley. Queste escrescenze sono causate dal papillomavirus specifico dei lagomorfi, noto anche come virus di Shope. L’infezione porta alla formazione di tumori cutanei, spesso duri e appuntiti, che possono svilupparsi soprattutto intorno alla testa, alle orecchie e alla bocca. Questo fenomeno, oltre a rendere i conigli selvatici facilmente riconoscibili, compromette la loro salute e la capacità di alimentarsi.

La diffusione dei conigli Frankenstein negli Stati Uniti è stata segnalata in diversi stati, in particolare nelle regioni centro-occidentali e settentrionali. Gli avvistamenti sono aumentati soprattutto negli ambienti rurali e nei pressi delle aree boschive, dove la densità di conigli selvatici favorisce il contagio. Il papillomavirus si trasmette tramite il contatto diretto tra animali o attraverso parassiti come le zanzare e le zecche, rendendo difficile il controllo della patologia in ambienti naturali.

Perché gli esperti raccomandano di stare alla larga dai conigli Frankenstein

Gli specialisti in fauna selvatica e sanità pubblica avvertono che, pur essendo il virus di Shope specifico dei conigli, il contatto diretto con gli animali infetti può rappresentare un rischio indiretto per altre specie. I conigli Frankenstein sono spesso debilitati, più vulnerabili ai predatori e possono ospitare altri patogeni. Gli esperti raccomandano di non avvicinarsi, toccare o raccogliere questi animali, per evitare la trasmissione di eventuali malattie zoonotiche o la diffusione del virus ad altri conigli domestici.

Impatto ambientale e gestione della fauna selvatica

La presenza di un alto numero di conigli Frankenstein può avere ripercussioni sugli ecosistemi locali, alterando l’equilibrio tra predatori e prede e favorendo la diffusione di ulteriori malattie infettive. Le autorità ambientali statunitensi stanno monitorando la situazione e promuovendo campagne di informazione per sensibilizzare la popolazione sui rischi legati al contatto con la fauna selvatica infetta. La collaborazione tra cittadini e specialisti è fondamentale per limitare la diffusione del papillomavirus e tutelare la biodiversità locale.

L’aspetto insolito dei conigli Frankenstein ha dato origine a numerose leggende metropolitane e fake news sui social media, alimentando la paura verso questi animali selvatici. In realtà, il fenomeno è ben documentato dalla comunità scientifica e non rappresenta una minaccia diretta per l’uomo, purché si osservino le basilari norme di prudenza nella gestione della fauna selvatica.

Elisabetta Ruffolo

Elisabetta Ruffolo (Milano, 1989) produttrice Tv e Giornalista. Approda a Meteo Expert nel 2016 dove si occupa di coordinare le attività di divulgazione scientifica in ambito televisivo e radiofonico sulle reti Mediaset. Laureata in Public Management presso la facoltà di Scienze politiche dell’Università degli studi di Milano. Ha frequentato l’Alta scuola per l’Ambiente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore per il Master in Comunicazione e gestione della sostenibilità.

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